Festa ma anche divisioni per l’arrivo di Mattarella a Gorizia

Inserita nel protocollo anche la deposizione di un cuscino di fiori al Lapidario. Sulle foibe si riaprono vecchie ferite. Romoli: «Problemi che stiamo risolvendo»
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

GORIZIA Nella sua visita del 26 ottobre a Gorizia il Presidente Sergio Mattarella, al Parco della Rimembranza, deporrà un cuscino di fiori anche ai piedi del Lapidario che ricorda i deportati goriziani. È la novità del programma cesellato per il Capo dello Stato che, dopo Gorizia, si recherà a Doberdò, insieme all’omologo sloveno Borut Pahor, all’inaugurazione del monumento dei caduti sloveni.

«Un gesto di attenzione verso la sensibilità della città di Gorizia», commenta il sindaco Ettore Romoli che esplicitamente aveva chiesto al Presidente di sostare anche davanti al Lapidario. Un’aggiunta al programma rispetto alla stesura originarie che prevede alle 11 la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai Caduti al Parco della Rimembranza. Alle 11.20 i discorsi ufficiali al Teatro Verdi e alle 13 la cerimonia a Doberdò con la deposizione di un’altra corona d’alloro. Due corone e un cuscino di fiori, dunque.

 

È ormai tutto pronto a Doberdò per l’arrivo di Mattarella e Pahor
Bumbaca Gorizia 19_10_2016 Doberdò conf stampa Monumento caduti sloveni © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

 

L’omaggio agli infoibati, chiesto da Romoli, Forza Italia, Lega Nazionale e Anvgd (verranno esposti manifesti per chiedere “verità sui deportati”), ha puntualmente sollevato polemiche in città, restituendo così un’immagine di Gorizia che non è propriamente quella di una città moderna, europea e che ha fatto i conti con la storia com’è negli auspici di molti a cominciare dal Presidente Mattarella.

«Divisioni in corso di superamento», chiosa Romoli che probabilmente si soffermerà su questo argomento nel suo intervento al Teatro Verdi.

Dal monumento ai Caduti al Lapidario ci sono esattamente cento passi. Eppure in quella breve distanza si allunga l’abisso delle contrapposizioni che puntualmente emergono nell’affrontare, nella Venezia Giulia, l’analisi e la rilettura del secondo dopoguerra.

Dal resto, a ben guardare, lo stesso monumento ai Caduti esprime un doppio monito: ricordare i goriziani scomparsi nella Grande guerra inquadrati nel Regio esercito e testimoniare, con le sue rovine, gli anni che vanno dal settembre del 1943 al giugno del 1945 segnati dalla tragica lotta “fratricida”. Non si può ragionare (celebrare?) sul centenario della Prima guerra mondiale senza riflettere sulle conseguenze che l’epilogo “vittorioso” ha avuto sulla seconda e sul dopoguerra.

La complessa lettura della storia del Novecento di Gorizia è comunque una ricchezza, un patrimonio da diffondere e proteggere da speculazioni di sorta. La realtà però fornisce un quadro diverso, a tratti opposto. L’omaggio agli infoibati ha diviso, non unito. In questo contesto lo stesso significato del monumento di Doberdò non appare immediatamente percepibile nella sua reale essenza. Andrea Bellavite, presidente del Forum di Gorizia, e Igor Komel, presidente del Kulturni dom di Gorizia, tra i promotori del monumento, si affrettano a precisare, alla vigilia della visita di Mattarella, che «tali manifestazioni sono state rese possibili grazie all’impegno dell’amministrazione comunale di Gorizia, collegato all’iniziativa del Kulturni dom di Gorizia. Ciò dimostra che la pace e la concordia sono obiettivi raggiungibili e che Gorizia unendo le proprie risorse (in sintonia anche con il Comune di Nova Gorica) può essere protagonista, non soltanto in Italia ed in Slovenia, ma nell’ambito della comunità europea.

Il laboratorio di civile convivenza, sloveno-italiano-friulano, che si sta proponendo sull'ormai cancellato confine fra Slovenia e Italia può diventare un modello esportabile ovunque per realizzare con convinzione un futuro di armonia e di unità nel rispetto delle diverse culture e lingue che caratterizzano ogni territorio. A Doberdò, paese simbolo della sofferenza di un'intera generazione di giovani sloveni durante la prima guerra mondiale, la massima autorità dello Stato italiano accompagna il pari grado della vicina Repubblica della Slovenia nell'onorare i caduti sloveni sul fronte dell'Isonzo, i quali a causa degli strani disegni della storia sono stati costretti loro malgrado a schierarsi in entrambi gli eserciti contrapposti, la maggior parte con l'Impero Austro-Ungarico, altri con il Regno d'Italia.

Ciò accadrà nel contesto dell'inaugurazione di un bel monumento scolpito nella dura pietra carsica, immagine molto efficace della tragedia della violenza bellica». Fu proprio al Kulturni dom che, qualche anno fa, Romoli provò a indicare la via maestra: «Ciascuno rispetti la memoria altrui». Una frase che fu assorbita dagli applausi convinti dei tanti presenti alla casa della cultura slovena.

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