Ferrovia Capodistria-Divaccia, Slovenia al voto

Gli elettori chiamati a confermare o bocciare la legge varata per gestire il raddoppio della strategica linea ferroviaria

LUBIANA. La Slovenia va oggi alle urne per decidere sul referendum abrogativo della legge varata dal governo e relativa alla realizzazione del secondo binario della ferrovia che collega Capodistria a Divaccia. Si tratta di un’opera di valore strategico con la quale si punta a rinvigorire l’asse di collegamento ferroviario da e verso l’unico porto del Paese, asse che, in base agli attuali andamenti dei traffici entro il 2019 rischia la saturazione, diventando così un vero e proprio “tappo” per l’incremento dei traffici nello scalo del Litorale.

 

Referendum a settembre sulla Capodistria-Divaccia


Potrà sembrare strano che tra l’opinione pubblica slovena si sia sentita la necessità di un referendum su un’opera di tale portata, ma sta di fatto che più che l’opera, il referendum vuole abrogare la legge ad hoc varata dall’esecutivo guidato dal premier Miro Cerar perché considerata, dai promotori del quesito referendario, assolutamente lacunosa per quanto concerne il reperimento dei finanziamenti necessari alla sua realizzazione e molto “fumosa” nella possibilità di ottenere l’iniezione di capitali stranieri, soprattutto relativamente a che cosa questi capitali riceverebbero in cambio.

A votare per l’abolizione della norma saranno anche i lavoratori di Luka Koper, la società che gestisce il Porto di Capodistria, perché, a loro detta, il ministro delle Infrastrutture Peter Gašperšič ha ventilato la possibilità che ad eventuali investitori stranieri nell’opera (ungheresi su tutti) verrebbero concesse aree per la logistica che peraltro non sono parte della concessione di Luka Koper, ma proprietà del Porto.

Il governo si difende sostenendo che la realizzazione del secondo binario, esaminando tutta la catena della logistica portuale e ferroviaria, creerebbe nuovi novemila posti di lavoro e sostiene l’assoluta necessità da parte dello scalo portuale di avere dei collegamenti ferroviari moderni e veloci con l’entroterra e verso l’Europa centrale.

Per vincere i contrari alla legge sul secondo binario dovranno ottenere più di 342mila consensi pari al 20% degli aventi diritto al voto. È chiaro che la “partita” si giocherà tutta sull’astensionismo. Dovesse “cadere” la legge, il governo la seguirebbe a ruota.

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