Ferriera, sul futuro la scure di Elettra

Uscendo dal “Cip6” la società della centrale potrebbe rinunciare al gas di Servola, che dal business ricava 50 milioni l’anno

di Matteo Unterweger

Spazzato via il fantasma commissariamento, grazie al prestito-ponte assicurato dalle banche per garantire la continuità produttiva del gruppo Lucchini-Severstal, un altro punto interrogativo si annida sulla testa e sul futuro della Ferriera di Servola.

Cosa accadrebbe infatti se Elettra produzione srl, la società proprietaria della centrale di cogenerazione che converte in energia il gas siderurgico fornito dalla Ferriera stessa, decidesse di uscire dal regime di Cip6 prima della scadenza del 2015 e investisse i collegati incentivi nel rifacimento degli impianti in un’ottica “solo metano” senza aver più bisogno del gas targato Ferriera? Lo stabilimento siderurgico servolano si troverebbe proiettato in una situazione di estrema difficoltà: l’ipotesi di una chiusura in tempi stretti calerebbe d’improvviso su un quadro destinato invece in teoria a delinearsi gradualmente da qui ai prossimi quattro anni. Un salto da togliere il fiato, in negativo, giacché il peso specifico della fornitura del gas prodotto risulta forte nel business complessivo della costola triestina dell’azienda: una “fettona” pari cioè a 50 milioni di euro all’anno, il 25% del fatturato annuale. L’equilibrio economico traballerebbe.

L’interesse di Elettra per l’operazione “uscita incentivata” dal Cip6 è stato riportato ieri dal settimanale “Il Mondo”. Da qui nasce il quesito. Dalla società con sede legale a Milano però non giungono dichiarazioni ufficiali. L’amministratore delegato Gerhard Soekeland, ieri - ha riferito la sua segreteria - era impegnato in riunioni senza soluzione di continuità. A far salire la pressione ai vertici della Lucchini è stata la notizia letta sulla stampa, che ha evidenziato come fra le aziende in difficoltà interessate a fruire del nuovo decreto che incentiva e disciplina l’uscita dal regime Cip6 (gli incentivi previsti per la produzione di energia con impianti alimentati da fonti rinnovabili e “assimilate”, in scadenza nel 2015) vi sarebbe anche Elettra. Pare che l’operazione porterebbe nelle casse della società un’iniezione da 80-100 milioni di euro. Il che permetterebbe di allontanare il rischio messa in liquidazione, e ipoteticamente di aprire la porta al rinnovo degli impianti. A quel punto, l’interesse a ritirare ancora la fornitura di gas siderurgico dalla Ferriera (che viene poi tramutato in energia, girata a sua volta al Gestore dei servizi energetici) potrebbe venir meno, in virtù del passaggio alla strada a “solo metano”. Cosa, questa, che non è comunque scontata: pur recedendo dal Cip6, Elettra potrebbe infatti ipoteticamente pure continuare nell’attuale assetto, in caso di quadratura economica delle operazioni.

Il decreto, però, non è stato ancora pubblicato e un alone di mistero rimane. Alla Lucchini non è un segreto, peraltro in assenza di conferme o smentite da Elettra, che la situazione desti preoccupazione: «La legge che consente la risoluzione rispetto al regime Cip6 - dice il responsabile relazioni esterne della Lucchini, Francesco Semino - specifica come le aziende interessate, per farlo, dovrebbero avere il consenso del fornitore del gas. Ora il decreto attuativo è invece più ambiguo. Apprendiamo, da quanto abbiamo letto, che da Elettra pensano di poter procedere senza il nostro assenso. A questo punto vedremo. Non ci hanno mai chiesto niente. Noi abbiamo l’intenzione di continuare l’attività sino al 2015 - ribadisce Semino -. Se loro pensano di risolvere il contratto prima, è un problema». Così la proprietà della Ferriera.

E in caso di ipotetica messa in liquidazione di Elettra, invece, quale scenario si aprirebbe? Con il congelamento dei debiti, il commissario straordinario presumibilmente assicurerebbe il prosieguo dell’attività proprio per ottenere ricavi e sanare la situazione. E per evitare, nel contempo, di dover anche pagare delle penali dall’importo “importante”. A quel punto, il discorso sul rinnovo degli impianti cadrebbe e la continuità del ritiro del gas di processo siderurgico ceduto dalla Ferriera verrebbe assicurata.

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