Ferriera sul banco di prova Ghisa ad Arvedi per un mese
L’era Arvedi a Servola non si sa quanto durerà, ma di fatto è già incominciata. In base a un accordo commerciale passato sotto silenzio, ma che è in vigore già da undici giorni cioè dal primo luglio, tutta la ghisa che viene prodotta nella Ferriera triestina (circa 25mila tonnellate al mese) non rimane alla Lucchini, ma viene venduta al Gruppo di Cremona che già nei mesi scorsi ha presentato una manifestazione di interesse per Servola inoltrata al commissario straordinario del Gruppo Lucchini Piero Nardi. Il contratto è di un mese, ma è prorogabile per un secondo cioè per agosto il che presumibilmente verrà fatto. È nell’arco di questi sessanta giorni che Arvedi, che nelle settimane scorse ha già inviato alcuni emissari a Servola, vaglierà lo stato e la funzionalità dei macchinari e della struttura e la capacità produttiva per sciogliere gli ultimi dubbi che tuttora persistono prima di giungere al contratto d’affitto di ramo d’azienda che all’inizio sarà di sei mesi ma che potrebbe complessivamente protrarsi per due anni. E prima di questo lasso di tempo Arvedi punta a raggiungere il pareggio di bilancio della Servola spa. Obiettivo ambizioso dal momento che in concomitanza con l’affitto dovrebbero oltretutto venir fatti una serie di investimenti sul fronte ambientale.
Sarebbe comunque questa la «fase-ponte» alla quale aveva già fatto riferimento nelle settimane scorse anche il sindaco Roberto Cosolini, per avere un po’ di ossigeno al fine di giungere poi alla soluzione definitiva che dovrebbe però sostanziarsi più probabilmente nella riconversione dell’area che non in un acquisto di Servola da parte dello stesso Arvedi. L’esistenza dell’accordo commerciale già in atto con Arvedi è stata riferita nei giorni scorsi dalla direzione ai rappresentanti sindacali. «Si tratta di un mese, cioé luglio, più di un eventuale secondo mese, agosto», confermano sia Umberto Salvaneschi (Fim-Cisl) che Cristian Prella (Failms). «Credo che le cose stiano effettivamente così», aggiunge Francesco Rosato ex direttore della Ferriera e attualmente consulente del Comune per la riconversione dell’area. Ma tutti gli altri usano estrema cautela. «Aspettiamo il 16 luglio e le comunicazioni ufficiali - ammonisce Tiziano Scozzi (Fiom-Cgil) - poi potremo capire qualcosa in più». Per martedì 16 infatti è stato fissato l’incontro a Roma al Ministero dello sviluppo economico dei rappresentanti di tutti i siti produttivi del Gruppo Lucchini con il commissario Piero Nardi e quel giorno dovrebbe essere comunicata anche la proroga di tre mesi concessa dal ministro allo stesso Nardi per presentare il nuovo piano industriale del Gruppo.
Dentro la fabbrica la situazione attuale non è però vista con sollievo, ma con doppia apprensione. In primo luogo poiché è già la terza volta che il Gruppo Arvedi si affaccia su Servola e nelle due occasioni precedenti l’interesse è poi svanito nel nulla. Poi perché secondo notizie mai confermate ufficialmente, ma che già circolano tra gli operai, una delle condizioni che Arvedi avrebbe posto per giungere al contratto d’affitto sarebbe la riduzione del 20 per cento dell’organico: dei circa 450 dipendenti attuali cioè una novantina rimarrebbero in strada e a farne le spese sarebbero i soggetti più deboli o comunque quelli non in possesso di particolari specializzazioni. Il quadro complessivo è comunque articolato e complesso. La situazione è sembrata girare al meglio nelle ultime settimane con l’action plan sulla siderurgia varato dall’Unione europea e che secondo il vicecommissario Antonio Tajani presenta molti aspetti che possono essere applicati anche nel caso di Trieste e poi con la conversione in legge del decreto che all’ultimo momento ha inserito anche Servola nelle aree di crisi industriale complessa. Ma per poter attingere ai finanziamenti e alle agevolazioni prevista è necessaria la presentazione entro tre mesi di un progetto di riconversione che però sembra ancora lontano dalla sua elaborazione.
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