Ferriera, sottoscritto l’accordo. E alla fine lo firma pure la Fiom

Fronte sindacale unanime dopo il 59% di “sì” al referendum: area a caldo chiusa verso metà febbraio. Sale anche la maggiorazione oraria della cassa integrazione
La Ferriera di Servola
La Ferriera di Servola

TRIESTE Dopo essere stato perfezionato lunedì scorso a Milano, è stato firmato definitivamente ieri nella sede triestina di Confindustria l’accordo sindacale che definisce il futuro della Ferriera, a cominciare dalla chiusura dell’area a caldo che dovrebbe scattare, secondo quanto comunicato dalla proprietà, il gruppo Arvedi, attorno a metà febbraio.

Garanzia Fincantieri inserita nel patto sindacati-Ferriera
Una veduta della Ferriera (Silvano)


Non c’erano più dubbi sul patto stretto tra le parti, blindato dal voto referendario di quasi il 59% delle maestranze. Ma il passaggio formale di ieri è stato accompagnato da un lato dalla sottoscrizione anche della Fiom Cgil, e dall’altro, a margine, dall’intesa sulla maggiorazione della cassa integrazione: una stretta di mano che vale sulla carta 400 euro lordi per il lavoratore che dovesse restare a casa per un intero mese.

In Ferriera vince il sì all’accordo con Arvedi. Più vicino lo stop all'area a caldo
Lavoratori della Ferriera alle urne (Bruni)


L’accordo sindacale, parte integrante del nuovo Accordo di programma che prevede messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nell’area della Ferriera, era stato presentato da Arvedi alla vigilia di Natale al Mise e accettato dalle categorie, convinte dalle garanzie del gruppo sulla salvaguardia dell’occupazione. L’unica insoddisfatta, la Fiom, era scesa sul piede di guerra, con tanto di ipotesi di ricorso al giudice del lavoro per l’esclusione dalla trattativa di lunedì. Ma ieri ha invece dato seguito alle dichiarazioni in cui si assicurava il rispetto dell’esito del referendum. E dunque, in Confindustria, si è aggiunta a penna l’accettazione anche della Fiom, con conseguente firma del segretario provinciale Marco Relli e del delegato Rsu Thomas Trost.

«Non abbiamo mai cambiato idea», precisa proprio Trost: «Certo, avevamo espresso perplessità a dicembre, ma il voto dei lavoratori è prioritario e dunque ci muoviamo nella direzione indicata dalla maggioranza».

Soddisfazione piena, nessuna sorpresa, da parte di chi quelle perplessità non le ha avute. Il segretario provinciale della Uilm Antonio Rodà e Christian Prella della Failms si concentrano così sul secondo fronte della giornata di ieri. Arvedi aveva proposto due euro lordi di maggiorazione per ogni ora di cassa integrazione: un totale di 346 euro qualora il lavoratore rimanesse a casa per tutto il mese, ipotesi che tuttavia si tende a escludere per la volontà di entrambe le parti di far lavorare i dipendenti a rotazione, spostando ad esempio gli operai dell’area a caldo nel laminatoio per l’affiancamento finalizzato alla formazione. I sindacati hanno rilanciato con una richiesta di due euro e mezzo e hanno infine accettato l’intesa a 2,35 euro, che si traduce, sempre nel caso limite di un operaio mai al lavoro per un mese, in 400 euro lordi mensili. «Un altro obiettivo centrato – sottolinea Rodà – che auspichiamo possa corrispondere alle esigenze dei lavoratori nelle giornate in cui staranno a casa». «Quei soldi in più – aggiunge Prella – dovrebbero garantire una discreta sopravvivenza a chi farà cassa integrazione volontaria, con il punto di forza della rotazione che consentirà livelli di retribuzione accettabili per tutti».

Dall’azienda non arrivano commenti. Il prossimo passo, ricordano i sindacati, riguarda ancora la cassa integrazione: serve infatti l’esame congiunto della Cigs nella sede della Direzione regionale Lavoro. Mentre per la stipula dell’Accordo di programma, cui verrà allegato l’accordo sindacale, si attende che Autorità portuale e proprietà trovino un punto d’incontro sulla cessione dei terreni e sulla quantificazione dell’impegno pubblico, del Mise e della Regione, a sostegno del piano industriale.—


 

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