Ferriera, Sergio Razeto: «Queste pressioni rischiano di far fuggire la proprietà»

Il presidente degli Industriali ridimensiona gli allarmi sull’inquinamento: «Polveri e sporco esistono da sempre. L’azienda deve finire ciò che ha iniziato»
Sergio Razeto
Sergio Razeto

TRIESTE Sull'attendibilità dello studio choc sugli inquinanti della Ferriera, diffuso dai due parlamentari triestini ex M5S, non si esprime. «Non so, qualcuno ha parlato di campagna elettorale…». Invece rassicura sull'impegno di Arvedi nei programmi di investimento per il risanamento: «Lasciamo che l’azienda porti a compimento il percorso e poi giudicheremo». Sergio Razeto, presidente di Confindustria Venezia Giulia, è preoccupato che le pressioni politiche e mediatiche di questi giorni «possano far demordere l'imprenditore».

Che idea si è fatto?

Su questa situazione esprimo un significativo disagio: abbiamo fatto la corte all'unico imprenditore che poteva prendersi in carico la Ferriera, e che ora sta realizzando anche il laminatoio, oltre alla parte logistica che sarà coinvolta probabilmente anche nel traffico portuale. Il progetto del Gruppo Arvedi ha da sempre previsto un significativo investimento per il ripristino manutentivo degli impianti e l'adeguamento dei presidi ambientali, con l'obiettivo di una drastica riduzione delle emissioni. Pertanto, prima di prendere posizioni, bisognerebbe aspettare il completamento delle opere di ammodernamento programmate, che prevedono almeno un anno di lavori, e solo in seguito valutare gli impatti che tali investimenti avranno sulle emissioni. Arvedi ha sempre ribadito in tutti i tavoli con le varie istituzioni che, qualora gli interventi previsti non portassero alla riduzione degli inquinanti, è disposto a riconsiderare il progetto e a chiudere la sezione cokeria. Ora lasciamolo lavorare.

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Nella foto, un residente indica l’impianto e i piedi “neri” di un bimbo di via Pitacco (foto Lasorte)

L'inquinamento però, almeno sulla centralina di via San Lorenzo in Selva, ha ampiamente sforato i limiti di legge.

È un’unica centrale, quella più vicina allo stabilimento.

La centrale si trova a 160 metri dalle case e nello stabilimento lavorano centinaia di persone.

Allora si facciano altre verifiche, perché c'è la superstrada vicino e in Ferriera c'è un continuo giro di camion che provocano polvere: quella zona è particolarmente critica.

Ma lo studio di cui si sta discutendo afferma che le particelle cancerogene rilevate a Servola sono effetto della combustione e hanno origine dalla Ferriera, non dal traffico.

Non ho competenze per dire se sono cancerogeno o no, dico solo che le altre centraline non hanno quei problemi. Che la Ferriera non sia un parco si sa, ma ora non buttiamo via tutto: è chiaro che chi abita a Servola spera che la fabbrica chiuda, ma l'imprenditore si è impegnato con un programma di investimenti.

Oltre alle polveri, per chi vive in via del Ponticello, in via dei Giardini e in via Pitacco, l'odore che proviene dalla Ferriera spesso è insopportabile.

Lasciamo chi di competenza giudicare questi aspetti per capire se l'odore fa male. Che ci sia un disagio, me ne rendo conto e spero che gli investimenti programmati possano eliminare pure questo.

Forse l'odore non sarà un pericolo di per sé, ma la polvere raccolta dai cittadini nei balconi delle case è un dato di fatto e quella viene respirata da tutti.

I problemi vanno verificati dagli organi competenti. Credo che le polveri e lo sporco che si stanno enfatizzando siano problema di sempre.

Quindi anche di oggi.

Ma con la speranza che venga eliminato o ridotto nei limiti accettabili.

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La Ferriera di Servola

Ritiene attendibile lo studio dei due parlamentari?

Non so, non sono in grado di valutarlo, dico solo che ci sono organi istituzionali preposti. Ma a me sembra strano che proprio in questa fase vengano fuori questi studi.

In che senso?

C'è molta agitazione intorno, qualcuno ha parlato di campagna elettorale…non so. Io dico che la salute va salvaguardata e che c'è un accordo per il risanamento che Arvedi sta portando avanti. Ciò è molto in una città che soffre.

In molti però non si fidano dell'efficacia degli investimenti promessi dalla società. Cosa si sente di dire?

Ripeto, lasciamo il tempo per lavorare perché nessuno in questa città vuole contaminare la salute dei cittadini. Consentiamo di portare a compimento i percorsi previsti e poi andiamo a giudicare. In una fase intermedia è difficile arrivare a conclusioni. Temo che queste pressioni possano far demordere l'imprenditore da un’attività che è un’opportunità per la città.

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