«Ferriera, pronti a chiudere l’area a caldo»

Conferma di Arvedi in Consiglio comunale: «Agiremo se la qualità dell’aria non migliorerà». Nomina di Serracchiani a giorni
Nella foto grande, la Ferriera di Servola. In alto a destra, l'assessore Martini, la governatrice Serracchiani e il sindaco Cosolini. Sotto, alcuni residenti della zona durante la seduta del Consiglio comunale
Nella foto grande, la Ferriera di Servola. In alto a destra, l'assessore Martini, la governatrice Serracchiani e il sindaco Cosolini. Sotto, alcuni residenti della zona durante la seduta del Consiglio comunale

«Se la qualità dell’aria non migliorerà chiuderemo tutta l’area a caldo». Lo ha confermato in Consiglio comunale nel corso della seduta straordinaria sulla Ferriera, Alessandra Barocci, responsabile del Gruppo Arvedi per gli aspetti ambientali. Tutto dipenderà dalla resa del nuovo impianto di aspirazione studiato per la captazione, la depolverizzazione e la filtrazione delle emissioni nelle diverse aree della cokeria: batterie forni, macchina caricatrice, zona movimentazione e selezione coke, zona sottoprodotti.

«Nelle cokerie - ha detto Barocci - ci sono emissioni fisiologiche che non comportano superamento dei limiti ammessi. Ma a Trieste, con lo stabilimento all’interno della città, nemmeno questo potrà accadere per cui abbiamo studiato qualcosa che viene fatto solo in Giappone. La modellizzazione matematica ci ha dato ragione, hanno funzionato anche alcune simulazioni con cappe a scala ridotta. La progettazione è terminata, abbiamo investito 4 milioni di euro e ordinato l’impianto. Funzionerà a regime alla fine dell’anno».

Ciò non ha comunque tranquillizzato i rappresentanti delle associazioni degli abitanti che hanno continuato a urlare e rumoreggiare dal settore del pubblico, nemmeno l’opposizione di centrodestra in Consiglio comunale e tantomeno il caprogruppo di Sel, Marino Sossi, che ha annunciato la presentazione di una mozione per chiedere l’immediata chiusura, a prescindere, dell’area a caldo: cokeria e altoforno. Di fatto sulla Ferriera, questione clou della politica cittadina, c’è un’altra maggioranza che esclude Sel e imbarca Un’Altra Trieste come si è capito dall’intervento di Alessia Rosolen. Le “chiavi” di tutta la zona intanto, non solo il perimetro dello stabilimento servolano ma anche la parte di Ezit che rientra nell’Area di crisi industriale complessa stanno per arrivare in mano a Debora Serracchiani come lei stessa, partecipando alla seduta, ha confermato.

«A giorni - ha annunciato - chiuderemo anche il terzo Accordo di programma quello cosiddetto quadro che riordina il sistema di risorse definendo la cornice giuridica con la nomina del commissario straordinario per l’attuazione dell’Accordo stesso nella persona del presidente della Regione. Il 16 marzo - ha aggiunto - vi sarà un incontro con gli assessori regionale e comunale all’Ambiente per la comunicazione da parte dell’Arpa dei dati delle centraline antinquinamento sui quali vi sarà un confronto anche con le associazioni ambientaliste. Il 6 giugno infine si svolgerà l’Open day e tutti i triestini potranno entrare nello stabilimento e sincerarsi delle operazioni di risanamento che sono state fatte.

«È innegabile - ha affermato nel suo intervento il sindaco Roberto Cosolini - che rispetto al passato vi è una novità sostanziale nel continuo rapporto che si è instaurato tra l’azienda, le istituzioni e i cittadini. Un’altra conferma si è avuta sul fatto che l’area a caldo continuerà solo se non sarà inquinante. È vero che nel 2011 era stato preso l’impegno della riconversione, ma non c’era tutto questo (170 milioni di investimenti privati e 42 pubblici, ndr.) all’orizzonte». «L’assessore regionale che nel 2008 avvallò l’Autorizzazione integrata ambientale alla Lucchini - lo ha rimbeccato Everest Bertoli (Forza Italia) - ora siede su questi scranni e fa il sindaco». Dopo una parentesi dedicata al commercio, in tarda serata il Consiglio ha incominciato la discussione su tre mozioni sempre sulla Ferriera.

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