Ferriera, Nardi gela gli operai: nessuna garanzia sul dopo

Il commissario della Lucchini al tavolo della Prefettura: la questione del complesso siderurgico triestino non è scorporabile. Ma non è imminente la chiusura
Di Matteo Unterweger
Silvano Trieste 04/03/2013 Prefettura, tavolo Ferriera
Silvano Trieste 04/03/2013 Prefettura, tavolo Ferriera

Scongiurato il rischio di una chiusura dello stabilimento da un giorno all’altro. E smentita l’ipotesi di considerare l’impianto di Trieste una questione a sé stante: il suo destino sarà definito assieme a quello delle altre fabbriche della commissariata Lucchini (i siti di Piombino, Lecco e Condove, che saranno venduti, mentre l’area triestina verrà, come noto, dismessa e riconvertita). Ma le due garanzie che ieri pomeriggio il commissario straordinario Piero Nardi ha illustrato - durante il tavolo convocato in prefettura con istituzioni, sindacati e una delegazione di lavoratori - non sono bastate ai dipendenti della Ferriera di Servola. Perché dalla riunione nessuna novità o indicazione è giunta sul loro futuro occupazionale nel post-chiusura del complesso siderurgico. La rabbia si è sfogata davanti al palazzo del governo, quando i rappresentanti sindacali si sono presentati a riferire dell’esito dell’incontro. «E dopo? E noi?»: questi i quesiti ripetuti più volte, con giustificata e legittima apprensione dai lavoratori. In piazza Unità si erano radunati in duecento da alcune ore, dopo il corteo partito dalla zona dello Scalo Legnami e transitato attraverso il centro cittadino.

Risposte dovranno arrivare in questo senso dagli enti locali, incaricati di definire il percorso di riconversione. «Riempiendo così di contenuti l’Accordo di programma con il governo», ha spiegato il sindaco Roberto Cosolini dopo il vertice. Rendendo noto inoltre come il decreto per la gestione delle aree di crisi complesse - in cui è inclusa anche quella triestina - sia in fase di registrazione alla Corte dei conti. Il 14 marzo, intanto, Nardi e le istituzioni del territorio si rivedranno per un nuovo faccia a faccia con il tema della riconversione all’ordine del giorno, posto che la presenza del commissario servirà ad affrontare «le problematiche che devono essere risolte dalla proprietà, come ad esempio l’inquinamento nel comprensorio», ha puntualizzato l’assessore regionale Sandra Savino, neoeletta in Parlamento. Interventi propedeutici alla successiva trasformazione dell’area in chiave industriale, con garanzie di tutela ambientale, e logistica. Da lì, ha aggiunto Savino, si partirà «per poi sviluppare un accordo ampliato, e quindi potenziato, ai ministeri coinvolti cioè quelli ad Ambiente, Sviluppo economico e Infrastrutture perché vi sono competenze deputate allo Stato».

Nardi, ricordando il suo status di “pubblico ufficiale” nominato dal governo, ha ribadito di fronte ai propri interlocutori di poter parlare - alla luce del suo ruolo - solo di ristrutturazione della situazione della Lucchini. E, in questo senso, ha ovviamente toccato anche il tema della liquidità disponibile (ancora 40 milioni), auspicando la possibilità di attingere ai vecchi fondi europei della Ceca, ancora disponibili. A proposito un tavolo di negoziazione europea sulla siderurgia si aprirà a giugno, come confermato da fonti sindacali. A riunione conclusa, Nardi non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale. Ci ha pensato allora il prefetto Francesca Adelaide Garufi a tirare le somme del confronto: «Credo che il messaggio odierno risponda un po’ alle richieste arrivate dai sindacati - le parole del prefetto - di avere chiarimenti dalla parte “proprietaria”, dal commissario. I tempi di chiusura? Non ci sono tempi (si conosce solo l’anno limite, il 2015, oltre il quale la produzione non continuerà, ndr). Fintanto che non avverrà, il lavoro andrà avanti coniugato alla sicurezza. Inoltre, Nardi ha assicurato che la sorte del sito di Trieste non è staccata da quelle degli altri comprensori della Lucchini. Questo dà maggiore tranquillità». Ora deve partire, al più presto, nella definizione del prefetto, la «fase due» affinché «si maturi un Accordo di programma di cui parlare, specifico e preciso. Passando dalle parole ai fatti».

«La situazione non precipita - la sintesi finale di Cosolini -. Il commissario si è impegnato perché lo stabilimento continui a lavorare in sicurezza e la sua chiusura non sia avulsa dal quadro complessivo».

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