Ferriera, inizia lo spegnimento: finisce un’era durata 123 anni
TRIESTE Tre settimane per mettere la parola fine a una storia durata 123 anni. La chiusura dell’area a caldo della Ferriera prenderà il via oggi e, stando al cronoprogramma consegnato da Acciaierie Arvedi al tavolo tecnico attivato dalla Prefettura, tutto si concluderà il 17 aprile con le ultime operazioni di messa in sicurezza. Come anticipato su queste pagine nei giorni scorsi, lo stabilimento siderurgico di Servola darà il via allo stop della cokeria (alle 22 l’ultima carica) passando nella settimana successiva a disattivare altoforno, agglomerato e centrale elettrica. Che tutto sia pronto lo dice anche l’assessore regionale all’Ambiente Fabio Scoccimarro: «Domani (oggi, ndr) verrà a avviato dopo oltre vent’anni lo spegnimento della cokeria. Tutto questo permetterà di migliorare la situazione ambientale e quindi le condizioni di salute. Al tempo stesso vi sarà quindi un potenziamento delle attività industriali “decarbonizzate”: centrale a gas naturale, zincatura a caldo, verniciatura, linea di ricottura, oltre al definitivo sviluppo portuale e logistico».
Tra gli enti di controllo figura l’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che seguirà tutti i passaggi pubblicando sul proprio sito informazioni, dati su qualità dell’aria e rumorosità, immagini e filmati. L’Arpa vuole testimoniare «gli eventuali impatti ambientali associati alla delicata fase di spegnimento ai fini di una maggiore trasparenza e condivisione nei confronti della popolazione». Come spiega l’Agenzia, comunque, «il piano non prevede impatti ambientali significativi», mentre sono previsti episodi visivi, come l’accensione delle fiaccole per eliminare i gas residui.
La notizia della fermata è arrivata una decina di giorni fa. L’azienda aveva più volte annunciato date di spegnimento, sempre rinviate per la necessità di arrivare prima alla definizione dell’Accordo di programma, come chiesto dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e dal presidente della Regione Massimiliano Fedriga.
Lo stop avverrà ora, senza intesa firmata: il confronto fra azienda e istituzioni è stato congelato dal coronavirus, che sta facendo passare in sordina quello che sarà un momento storico per Trieste da qualsiasi prospettiva lo si guardi. L’azienda ha deciso di procedere davanti all’esaurirsi delle materie prime e per ridurre le presenze in fabbrica durante l’epidemia: un lavoratore è risultato positivo a inizio marzo ma non si registra un’estensione dei casi. Lo spegnimento in assenza di una cornice definita dal nuovo Adp apre interrogativi sui tempi di bonifica e riconversione, nonché sul futuro di centinaia lavoratori: nella bozza dell’Accordo mancano infatti ancora i riferimenti ai finanziamenti pubblici e al piano industriale da modificare dopo la discesa in campo di Piattaforma logistica srl, che ha in tasca l’intesa di massima sulla cessione dei terreni dell’area a caldo, destinati a diventare terminal ferroviario a servizio del futuro Molo VIII.
Si comincia dunque in queste ore con lo svuotamento delle due batterie di forni per il carbon coke: l’operazione richiederà due giorni e sarà seguita dallo svuotamento della torre che contiene il fossile, dalla fermata dell’estrattore e dalla messa in sicurezza della torre di spegnimento. Lo stop della cokeria sarà concluso solo il 17 aprile, dopo la chiusura e la messa in sicurezza dell’impianto di refrigerazione, della sezione lavaggio gas e della decantazione catrame. La fermata dell’altoforno si svolgerà fra il 3 e il 5 aprile, seguita da alcuni giorni per rendere inerti le sezioni gas e raffreddamento. Sempre il 3 aprile sarà bloccato l’agglomerato, mentre fra il 4 e il 5 si fermerà la centrale elettrica. L’iter è stato spiegato ieri dalla Direzione alle Rsu dello stabilimento. La giunta regionale si gode il raggiungimento di un obiettivo che il centrodestra ha sbandierato in ogni campagna elettorale negli ultimi vent’anni. «La trattativa e il lavoro di questi mesi – dice Scoccimarro – stanno dando seguito al mandato elettorale dei cittadini. Il risultato giunge a un anno dal mio primo incontro riservato con il cavalier Giovanni Arvedi, avvenuto il 28 marzo 2019». Quel primo confronto fu ruvido, ma pose le basi per le trattative avviate durante l’estate. «Il 28 e 29 agosto – ricorda l’assessore – c’è stato lo scambio formale di lettere tra me e la società che si dichiarava per la prima volta disponibile a valutare le proposte della Regione». Qualche giorno dopo Arvedi fece pubblicare a pagamento sul Piccolo una dura lettera in cui attribuiva alle istituzioni la responsabilità per una chiusura non voluta. Il cavaliere di Cremona e il suo erede Mario Caldonazzo resteranno comunque a Trieste, dove si sono impegnati a rafforzare le attività del laminatoio a freddo.—
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