Ferriera, firmato l'Accordo di programma

Il premier Renzi: "Un segnale di speranza: salvati 410 posti di lavoro diretti e un migliaio nell'indotto". La governatrice Serracchiani: "La risposta migliore a coloro che non credono nel paese".
Foto di gruppo dopo la sigla dell'accordo
Foto di gruppo dopo la sigla dell'accordo

«Grazie a un investimento privato e in parte pubblico abbiamo salvato 410 posti di lavoro diretti e un migliaio nell'indotto. Un segnale di speranza in una delle aree colpite dalla crisi». Così il premier Matteo Renzi ha presentato, a Palazzo Chigi, l'accordo di programma per l'attuazione del progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nell'area della Ferriera di Servola.

Alla firma erano presenti la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti.

«Un lavoro di squadra - ha osservato Serracchiani - ha permesso dopo un anno di trovare la soluzione per quell'area. Questa è la fotografia migliore di un paese che cerca di risollevarsi e l'Italia non può rinunciare alla siderurgia che è fondamentale. Questa è la risposta migliore a coloro che non credono nel Paese».

Ferriera, la firma dell'accordo di programma
Un'immagine della Ferriera di Servola

«Credo proprio - ha aggiunto la governatrice - sia l'immagine migliore di un Paese che sta tentando in tutti i modi di risollevarsi, di mantenere la propria produzione di qualità, di guardare lontano, perchè non vogliamo perdere quello che abbiamo, vogliamo consolidare la nostra industria. Non possiamo rinunciare alla siderurgia, un settore strategico che è fondamentale». Serracchiani ha infine ribadito che l'accordo consente di salvare «tanti posti di lavoro. Abbiamo dato prova tutti insieme che esiste la possibilità di fare, e di fare bene. Un fatto concreto come questo è la risposta migliore a tanti che ancora non credono in questo Paese».

Lo staff di Serracchiani non ha poi rinunciato a twittare il momento della firma dall'account della governatrice:

Infine il commento dell'imprenditore Giovanni Arvedi: «L'Italia non ha più l'acciaio elettrico, lo avremo a Trieste». Arvedi ha parlato dello stabilimento come del completamento del sito di Cremona, che «aveva bisogno di un'area sul mare che Trieste, uno dei porti più importanti d'Italia anche per i suoi fondali, garantendo un luogo ideale per lo sbarco e l'imbarco dei materiali». Dunque, «Trieste consentirà di completare il ciclo produttivo del Gruppo, con la laminazione a freddo, che purtroppo a Terni è stata tolta», rimanendo quella a caldo a Cremona.

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