Ferrari a Trieste per Scienza e Virgola: «La vita su altri mondi? È quasi obbligatoria. Diffido però di Marte, troppo arido e inospitale»

Il divulgatore ospite della kermesse della Sissa per parlare di alieni e di ipotesi di biologia extraterrestre

Fabio Pagan
Marco Ferrari
Marco Ferrari

TRIESTE Gli astronauti che vanno sulla Stazione spaziale passano il tempo libero osservando il Pianeta sotto di loro per spiarne i colori. Allo stesso modo, noi andiamo a cercare tracce di vita su altri mondi e questo ci spinge a riflettere sui fondamenti della vita sulla Terra. L’unica che conosciamo - almeno fino ad ora.

Questo doppio registro è la chiave dell’ultimo saggio di Marco Ferrari, “Come costruire un alieno. Ipotesi di biologia extraterrestre” (Codice Edizioni), che l’autore presenterà oggi alle 17 al Caffè San Marco per il Festival Scienza e Virgola della Sissa. Prima biologo e poi divulgatore, Ferrari è stato redattore di riviste di scienza e di natura (Oasis, Terra, Geo, Focus). Darwiniano fino al midollo, il suo libro precedente s’intitolava “L’evoluzione è ovunque”. Ora allarga l’orizzonte con questo “Come costruire un alieno”, un testo agile e rigoroso insieme, ricchissimo di riflessioni e con opportuni rimandi alla fantascienza.

Allora, Marco Ferrari: è possibile una “seconda biologia” fuori della Terra?

«Più che possibile, io la vedo quasi obbligatoria. Nel senso che, date certe caratteristiche del pianeta (distanza dalla stella, atmosfera, presenza di acqua), dovrebbero emergere necessariamente strutture molecolari complesse. Sulla Terra sono cinque gli elementi indispensabili alla vita: carbonio, idrogeno, azoto, ossigeno, fosforo e zolfo. Di questi, l’elemento base è il carbonio, capace di creare legami covalenti stabili con altri atomi formando una straordinaria quantità di composti. Per questo sono convinto che le molecole con lo scheletro di carbonio siano la base della vita anche su altri mondi, magari intrecciandosi in modo diverso».

In alternativa ci sarebbe il silicio…

«Ma in questo caso, per formarsi, i composti del silicio hanno bisogno di temperature molto alte o molto basse, e di un solvente che non sia l’acqua. Sono situazioni difficili da realizzare in natura e anche su un piano narrativo: nella fantascienza sono rarissimi i casi di creature aliene basate sul silicio».

Diverso il discorso per gli acidi nucleici, le molecole in cui è racchiusa l’informazione della cellula…

«Certo. Non è detto che anche su un altro pianeta Dna e Rna abbiano la funzione di immagazzinare, trasportare ed elaborare l’informazione genetica. In una cellula ci sono milioni di molecole che potrebbero svolgere queste funzioni».

Tra le decine di definizioni di che cos’è la vita, quella più diffusa risale al famoso astrofisico Carl Sagan, fatta propria dalla Nasa: “La vita è un sistema chimico che si autosostiene, capace di evoluzione darwiniana”. È una definizione sempre valida?

«Direi proprio di sì. Semmai può essere considerata fin troppo ampia. Tanto che ci stanno dentro anche i virus, che solitamente vengono considerati non-viventi. Eppure, mai come in questa pandemia abbiamo visto come funziona l’evoluzione darwiniana in un virus, tra mutazioni e selezione delle varianti. È vero: i virus non hanno metabolismo, sfruttano la cellula infettata per riprodursi. Per questo io li considero paraviventi».

Ma è nato prima l’uovo o la gallina? Ovvero, fuor di metafora: si sono formati prima gli acidi nucleici oppure le proteine?

«Sulla Terra è nato prima l’uovo, cioè gli acidi nucleici. In particolare l’Rna, tanto che si è a lungo parlato di “Rna World”, di un “mondo a Rna” all’origine della vita. Sulla Terra, poi, vi sono molecole di Rna capaci di funzionare sia come portatori dell’informazione genetica, sia come enzimi, ovvero proteine che velocizzano certe reazioni metaboliche. Da qualche tempo, però, si pensa che si siano formati più o meno contemporaneamente gli acidi nucleici, le proteine e anche quelle membrane che svolgono un ruolo fondamentale per racchiudere le strutture cellulari. Una specie di coevoluzione a tre che il nostro cervello fatica un po’ a comprendere perché è abituato a ragionare con passi successivi di causa-effetto anziché in parallelo».

Dunque. Sulla Terra i primi elementari organismi viventi vengono fatti risalire a circa 3,8 miliardi di anni fa. Possono essersi formati in pozze ribollenti ricche di composti chimici, oppure sul fondo degli oceani, nei cosiddetti camini idrotermali. E fuori della Terra, nel nostro sistema solare?

«Io punto molto su Europa e su Encelado, le lune di Giove e di Saturno avvolte da una crosta ghiacciata al di sotto della quale dev’esserci una sorta di oceano melmoso ricco di materiali organici e riscaldato da una fonte di energia interna. Non ho mai condiviso, invece, la fascinazione per Marte, l’ho sempre considerato un mondo arido e biologicamente morto, bombardato dai raggi cosmici».

In conclusione, Marco Ferrari: qual è l’alieno della fantascienza che preferisce?

«Un alieno che va contro tutto quello che ho detto. Ma svelerò il segreto questa sera, al Caffè San Marco».

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