Fenice, cimitero di 500mila libri nel deposito di via Caboto

Impilati centinaia di volumi delle Maldobrie e titoli sulla flora e fauna del Carso Per i testi del magazzino proposta d’acquisto da parte di un libraio della regione
Foto Bruni 07.10.13 Libreria Fenice:la vendita col curatore
Foto Bruni 07.10.13 Libreria Fenice:la vendita col curatore

Cinquecentomila mila libri accatastati in pacchi e a mucchi, e impilati in un soppalco per un totale di 560 metri quadrati. Cartoni sigillati ma anche squarciati da dove escono pieni di polvere classici marcati a «lire 300», Maldobrie, sentieri e segreti del Carso, fauna del Carso, fiori del Carso, dizionari di francese e tedesco ancora in cellophane, un dizionario dei termini relativi al petrolio le cui copie misurano a metro, e poi pacchi di stampe, spartiti musicali d’antan, la storia dell’Eclettismo a Trieste accanto a “L’allevamento di oche” che poi traballa sopra la “Storia del circolo artistico triestino”, che sfiora guide turistiche in inglese, e libri per bambini, e anche antichi (per esempio un dizionario italiano-latino di metà Ottocento stampato dai Remondini), e poi chissà. Nel magazzino della ex libreria Fenice in via Caboto, tra pozzanghere esterne quasi invalicabili, è impossibile anche per il curatore del fallimento avere un’idea del contenuto. Se i libri di galleria Fenice e alcuni pacchi di magazzino inventariati facevano la somma di 80 mila volumi, qui in via Caboto c’è il resto: 500 mila pezzi senza inventario. In vendita in blocco, a 5000 euro (proprio così, non mancano zeri alla cifra).

La montagna si è accatastata lì fin dagli anni 2000, il capannone ha ingoiato a quintali, senza ordine, i traslochi dalla libreria di galleria Rossoni e dalla libreria Joyce in stazione quando sono state chiuse.

L’enorme cimitero di libri nessun privato potrà vederlo, l’accesso non sarà consentito, il magazzino manca di ogni elemento di sicurezza, tutto potrebbe crollare, basta una gomitata o un passo falso per restare sepolti anche dalle illusioni, diventate pesanti, di molti autori che avevano pubblicato “in proprio” libri rimasti tristemente carta, ora si vede quanto spenti.

Ma proprio ieri al curatore fallimentare, il commercialista Giancarlo Crevatin (assediato, adesso, dai triestini che vogliono pigliarsi i libri giacenti in galleria Fenice, ormai quasi finiti: venerdì ultimo giorno di appuntamenti) è arrivata una proposta di acquisto in blocco. «Ho avuto una proposta per l’acquisto dell’intero magazzino - raccontava ieri Crevatin in mezzo alle cataste polverose -, è di un libraio indipendente non triestino, ma della regione. Lo stesso libraio ha fatto un’offerta per i libri giacenti nella seconda libreria di galleria Fenice». Tra una libreria e l’altra i proprietari finiti in fallimento, Sergio Zorzon e il figlio Franco, pagavano di affitto 4800 e 4100 euro. Quasi 9000 euro al mese.

Adesso il debito totale è vicino al milione di euro, tra dipendenti, case editrici, affitti, e banche, le quali aspettano 300 mila euro. Nessuna vendita coprirà il “buco”, forse le banche stesse non verranno rimborsate non essendo per legge tra i creditori prioritari, e il prestito non era coperto da garanzie.

Girando fra le cataste vien da chiedersi se certi libri che sembrano nobili non potrebbero essere ancora singolarmente venduti, ma il commercialista dice di no con decisione: «Non li vuole nessuno». E anche sulla qualità del capannone non si fa idee romantiche: «Abbastanza nuovo, però è pieno di amianto...».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo