Fedriga va in tv dalla D’Urso e attacca l’indecisione di Conte

Il gpovernatore: «Sono stato il primo presidente a chiudere la regione senza che ci fosse alcun contagio perché la strategia doveva essere chiudere tutto subito e riaprire. Il governo mi ha accusato di aver chiuso scuole e Università, ma adesso bisogna ripartire in sicurezza».

TRIESTE Il presidente della Regione Massimiliano Fedriga boccia in toto la linea prudente espressa ieri dal primo ministro Giuseppe Conte. Il governatore ha parlato in serata nella trasmissione “Non è la D’Urso”, poco dopo la conferenza in cui il premier ha sostanzialmente ritardato l’avvio della fase due. «Non abbiamo più futuro se non riapriamo. Sono estremamente preoccupato – ha esordito Fedriga – perché sono in contatto con le categorie economiche e il primo giugno non ci saranno più delle attività».

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Subito dopo il discorso di Conte, il presidente è stato raggiunto da telefonate e messaggi di protesta da parte dei rappresentanti regionali di Confindustria e Confcommercio, che lo hanno invitato a mettere sul piatto i buoni risultati sanitari del Fvg, alla luce dei quali una ripartenza in sicurezza èritenuta praticabile.

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«Sono stato il primo presidente a chiudere la regione senza che ci fosse alcun contagio – ha ricordato Fedriga – perché la strategia doveva essere chiudere tutto subito e riaprire. Il governo mi ha accusato di aver chiuso scuole e Università, ma adesso bisogna ripartire in sicurezza». Secondo il governatore, «bisogna dare respiro agli imprenditori o li ammazziamo: ho sentito Confindustria e Confcommercio e mi chiedono se a Roma sono impazziti. Un parrucchiere non può essere pericoloso per il contagio, ma al governo non si rendono conto di cosa accade nel Paese reale».

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Per Fedriga, «bisogna coniugare l’esigenza con quella lavorativa, altrimenti la politica a cosa serve? Facciamo governare direttamente il comitato tecnico scientifico allora.Le spiagge, ad esempio: non si sa ancora quando e come si aprirà. Ma bisogna dare prospettiva a chi investe, fidarsi degli imprenditori virtuosi e credere nel buonsenso dei cittadini. Mentre qui si fanno conferenze e si crea il panico nelle imprese». —

d.d.a.
 

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