Fedriga striglia i cittadini: «Stop ai giri in altre case. I divieti? Decida Roma»
TRIESTE Non può e non deve essere un Natale come gli altri. Nell’ormai consueta conferenza stampa del lunedì, il presidente della Regione Massimiliano Fedriga ha un’unica preoccupazione: invitare i cittadini alla prudenza, «perché il sistema non reggerebbe una terza ondata con gli ospedali ancora pieni a causa della seconda». Il governatore attende di capire quali saranno le decisioni del governo per una nuova quanto imprevista stretta per le feste, decisa dopo gli assembramenti nei centri città dell’ultimo weekend, ma la convinzione è che non siano i Dpcm e le ordinanze a fare la differenza, ma la responsabilità dei comportamenti individuali.
E allora Fedriga lo dice senza girarci troppo attorno: «Non saranno feste natalizie come quelle che abbiamo conosciuto negli anni precedenti, ma questo sacrificio significa salvaguardare la salute, l’economia e il lavoro». Per il presidente, «la battaglia si vince se è di comunità e tutti remano nella stessa direzione: se qualcuno ritiene non vincolante la difesa reciproca, rischiamo una situazione incontrollabile. Mi auguro che nel periodo natalizio manterremo comportamenti che ci permettano di reggere l’urto o a gennaio, tra Covid e picco influenzale, avremo una situazione che non potrà reggere».
Il ragionamento del governatore si basa su quanto potrebbe verificarsi in caso di terza ondata all’inizio del 2021. La seconda è cominciata quando gli ospedali si erano svuotati dopo l’emergenza della primavera, ma così non sarebbe a gennaio, con le strutture oberate sia nei reparti Covid, che nelle terapie intensive. Se una terza ondata dovesse verificarsi senza che gli effetti della seconda siano annullati, il sistema andrebbe al tappeto.
Fedriga sottolinea al proposito che «l’Istituto superiore di sanità dà quasi tutti i nostri indicatori in miglioramento, ma i dati di occupazione degli ospedali preoccupano. Le ordinanze i Dpcm in vigore servono a ridurre assembramenti e propagazione del virus: faccio appello a tutti gli attori e a tutta la popolazione a osservarli con rigore. Esistono già regole chiare, prima fra tutte il distanziamento, e poi l’uso della mascherina, l’igienizzazione delle mani ed evitare posti a rischio assembramenti. Se tutto questo fosse rispettato, potremmo fare molto per ridurre i contagi».
Ma il presidente pensa soprattutto al rischio di contagiarsi andando a trovare amici e parenti, in occasione delle festività e non solo. «Nell’ordinanza – scandisce Fedriga – si raccomanda chiaramente di non recarsi a casa di nuclei familiari diversi dal proprio. È una raccomandazione, ma è il cuore dell’ordinanza, perché è nelle case che si sta diffondendo il virus. Tra le mura domestiche le persone si sentono al sicuro e abbassano la mascherina, ma il virus c’è anche nelle abitazioni. Se mi chiedete un consiglio, non mischiate nuclei familiari differenziati: al massimo due per occasione».
Nel corso della giornata il governatore si è confrontato con il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia per conoscere le intenzioni del governo. «Finché non c’è chiarezza – risponde Fedriga ai giornalisti – non ha senso fare norme che potrebbero sormontarsi e creare confusione». Ma resta l’invito all’esecutivo a permettere gli spostamenti tra comuni vicini, perché «non puoi permettere che a Natale e Capodanno si giri per Roma, ma gli abitanti di Drenchia non possano muoversi: così la gente non percepisce la misura come equa e non ti segue». Ma per il governatore più di tutto conta il buon senso personale: «Per gli assembramenti del fine settimana serve una responsabilizzazione di tutti, ma non si combatte la pandemia limitandosi a rispettare il comma tal dei tali dell’articolo tal dei tali. Ma è anche vero che se introduci il cashback e poi critichi chi fa shopping, c’è un’incoerenza di fondo», chiosa con una bacchettata al governo.
Il resto della conferenza è dedicato al vaccino anti Covid. «Potremo cominciare a distribuirlo nelle prossime settimane – dice Fedriga – ma ora dobbiamo stringere i denti. La sanità sta reggendo uno sforzo enorme e il governo non metterà personale in più per le vaccinazioni: dovremo usare il nostro anche per quello e altro non se ne trova. Si sommerà quindi un’altra criticità e ora dobbiamo tenere duro proprio in vista di gennaio». Fedriga assicura 56 mila dosi per il primo ciclo di vaccinazione, ripetendo le rassicurazioni giunte dal governo e augurandosi «grande adesione del personale sanitario e degli anziani residenti nelle rsa, che avranno la priorità. Capisco i dubbi sui vaccini, ma l’Iss certifica che la platea su cui sono avvenuti i testi è estremamente ampia. Non sono un medico, ma dobbiamo fidarci: ci sono molti più rischi ad ammalarsi di Covid che a vaccinarsi. Non capisco invece il ritardo dell’Ue rispetto a Usa e Gran Bretagna: o quei paesi stanno avvelenando i loro cittadini o gli europei aspetteranno un mese in più ed è una cosa molto grave». —
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