Fedriga si smarca da Salvini e sceglie il No
TRIESTE A pochi giorni dal referendum sul taglio dei parlamentari, che ridurrebbe gli eletti in regione da 20 a 12, Massimiliano Fedriga ribadisce il suo orientamento in direzione No.
Non si tratta di una dichiarazione di voto, ma, come già una settimana fa, il governatore del Friuli Venezia Giulia ripete il ragionamento fatto nel giorno in cui l’amico assessore regionale Pierpaolo Roberti, lui sì in maniera inequivocabile via Twitter, si è smarcato dalla linea di Matteo Salvini per il Sì.
Una posizione «personale», quella di Roberti, ma convintissima: «Il taglio dei parlamentari è una iniziativa che ha preso una brutta piega nel momento in cui la si giustifica solo sul fronte del risparmio. A quel punto cancelliamolo il Parlamento: con meno eletti sarà ancora più facile proseguire su questa strada. E invece la democrazia costa. E se qualcuno vuole farne a meno, io sono spaventato e voto No».
Fedriga è meno esplicito, ma manifesta a sua volta perplessità. «Voterei Sì - dice Fedriga -, ma se la merce di scambio sul piatto della bilancia è il ritorno al proporzionale puro, non resta che rivalutare la situazione e propendere per il No». Quello che il presidente della Regione vuole evitare è che «i cittadini si ritrovino con sempre meno possibilità di scelta dei propri rappresentanti a Roma, e senza nemmeno sapere per quale compagine di governo voterebbero». Insomma, «le decisioni non devono essere prese nelle segreterie dei partiti e dopo giochi di palazzo».
Un pensiero, quello di Fedriga, di Roberti e di altri membri della maggioranza, che al Movimento 5 Stelle pare però un voltafaccia. «Dopo avere sostenuto il Sì al referendum sul taglio dei parlamentari fino a pochi giorni fa, ma cercando di fare gli equilibristi per tenersi aperta la via di fuga, ora almeno sappiamo che in realtà hanno scherzato e che sostengono il No», dichiarano i consiglieri regionali grillini Cristian Sergo, Ilaria Dal Zovo, Mauro Capozzella e Andrea Ussai. «Era sinceramente imbarazzante girare il Fvg per spiegare, insieme ai partiti tradizionali, le ragioni del Sì – proseguono gli esponenti M5S –. Adesso, dopo avere visto senatori del Pd nel Comitato per il No, con questo cambio di rotta della Lega è tutto più chiaro e i cittadini possono capire che votare No significa votare come la Casta».
La Lega, non dimenticano Sergo, Dal Zovo, Capozzella e Ussai, «ha votato in aula quattro volte a favore del taglio e oggi i suoi esponenti si schierano per il No: questo è il loro concetto di rappresentanza. E pure motivano la scelta con il rifiuto del proporzionale: questo è il concetto di democrazia parlamentare di chi ha votato il Rosatellum». —
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