Fedriga pronto a varare le mini-zone rosse per Isontino e Friuli. Trieste salva, ma incombe il lockdown

La Regione decide misure più stringenti nelle aree a maggior rischio. Intanto Roma studia il declassamento di tutto il Fvg
Massimiliano Fedriga e Riccardo Riccardi ieri, venerdì 20 novembre, in conferenza stampa (Foto Lasorte)
Massimiliano Fedriga e Riccardo Riccardi ieri, venerdì 20 novembre, in conferenza stampa (Foto Lasorte)

TRIESTE Mini-zone rosse in Friuli Venezia Giulia: un lockdown a macchia di leopardo, insomma. La decisione è stata discussa nella serata di ieri nella riunione della task force scientifica regionale capeggiata dal professor Fabio Barbone con il governatore Massimiliano Fedriga, il vicegovernatore con delega alla Salute Riccardo Riccardi e i direttori generali delle aziende sanitarie, in una giornata che ha fatto segnare il nuovo record di decessi: ben 28.

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Una scelta inevitabile, quella delle mini-zone rosse, secondo quanto ha fatto capire Fedriga in una conferenza stampa (che ha preceduto la riunione) servita a delineare l’allarmante trend epidemiologico. Quali saranno i comuni interessati? Lo si saprà in via definitiva oggi. Ieri non sono state fornite indicazioni ufficiali al termine della riunione, ma a prefigurare lo scenario è stato Barbone: «La situazione è particolarmente grave e preoccupante nelle zone montane del Friuli, nelle valli del Natisone, nella Bassa Friulana, e nei comuni periferici dell’Isontino e della Destra Tagliamento». Nessuna nuova misura in vista, quindi, per tutta l’area dell’ex provincia di Trieste.

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Non è escluso, però, che si tratti del preludio all’ingresso dell’intero territorio del Fvg nell’elenco delle regioni in zona rossa dal 3 dicembre. L’Abruzzo ieri è stata l’unica a cambiare ufficialmente colore, ma l’Istituto superiore di Sanità ha fatto sapere che ce ne sono altre tre in bilico: la nostra regione, che oggi è arancione, Molise e Veneto, che restano al momento in fascia gialla: tutte e tre hanno oltre il 50% di probabilità di superare le soglie critiche di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva.

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Ieri Fedriga ha lanciato un duro atto d’accusa diretto a quei cittadini che, non rispettando le misure, stanno contribuendo alla diffusione incontrollata del contagio in ambito domestico. «In questi ultimi due giorni – ha spiegato il presidente – abbiamo assistito a un’impennata dei contagi e a un aumento importante per quanto riguarda aree mediche e terapie intensive, ma vedo ancor troppa gente convinta che le regole non esistano. Poi non ci si lamenti se non si potrà andare a fare shopping per Natale. C’è stata una maggiore irresponsabilità».

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«Ora, se i bar o i ristoranti sono chiusi, non bisogna trovarsi con gli amici a casa e organizzare cene, perché questo ha un effetto devastante sul contagio – ha tuonato il governatore –. Serve senso di responsabilità da parte di tutti o avremo misure ancora più drastiche. Questa Regione ha sempre cercato di mantenere un equilibrio tra le esigenze del lavoro e della lotta alla pandemia, ma ora non possiamo mandare tutto a rotoli per disattenzioni e menefreghismo». «Non esistono alternative – ha aggiunto Fedriga –. Il vaccino? Arriverà forse a fine gennaio e per una piccola parte della popolazione, ma da qui a fine gennaio la situazione diventerebbe insostenibile se si continua così».

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«Siamo riusciti a rallentare i contagi nelle case di riposo – ha puntualizzato in conferenza stampa Riccardi –, ma siamo ai limiti della soglia del 40% per l’accoglienza ospedaliera (505 ricoveri il dato di ieri, il picco in primavera era stato di 236) e abbiamo superato la soglia del 30 % per le terapie intensive, con 54 ricoveri, dove il picco in aprile era stato di 61». I contagi per tamponi eseguiti nelle residenze per anziani sono passati dal 13 % della scorsa primavera al 4,4 attuale «e se la letalità della prima ondata – ha ricordato il vicegovernatore – toccava a livello regionale il 22,5% dei casi (19,5 % a Trieste, 0 casi a Gorizia), ora si è scesi all’8% regionale (9,3% a Trieste, 2,8% a Gorizia). Sempre nelle case di riposo la percentuale dei positivi tra i lavoratori è passata dal 4,1 della prima fase all’attuale 6,5». Riccardi ha sottolineato che a pesare è anche e soprattutto l’aumento esponenziale delle persone in isolamento: oltre 11.600 a fronte di un picco della prima ondata di 2.500.



«All’inizio sembrava che la pressione sugli ospedali potesse essere addirittura inferiore rispetto alla prima ondata – ha ammesso Barbone –, invece ora siamo di fronte a questo continuo aumento. Le persone che in modo irresponsabile hanno contatti fuori dal nucleo familiare poi contribuiscono a causare i contagi anche dei nostri operatori sanitari che garantiscono la salute di tutti. Noi dobbiamo difenderli, sono lì in prima linea a fare turni aggiuntivi, con le ferie cancellate» . –




 

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