Fedriga: l’Italia limiti gli ingressi, dobbiamo tutelarci dai contagi

Il governatore: nessuna reazione avversa, ma nella vicina Repubblica la situazione è ormai fuori controllo. Roberti: sigillare tutto impiegando l’esercito. Rojc: meglio collaborare, no a prove muscolari tra vicini 
Agenti sloveni al valico di Fernetti (foto Lasorte)
Agenti sloveni al valico di Fernetti (foto Lasorte)

TRIESTE L’Italia risponda alla Slovenia chiudendo il proprio confine. Il presidente Massimiliano Fedriga invita il governo a limitare gli accessi dal paese vicino, dove i livelli di contagio sono sempre più alti. Il centrodestra sposa la linea del governatore, ma è tutto il mondo politico regionale a criticare le restrizioni unilaterali di Lubiana agli ingressi di persone provenienti dal Friuli Venezia Giulia.

All’uscita dalla riunione dedicata al nuovo Dpcm, Fedriga si appella a Roma: «L’Italia chiuda i confini o rafforzi almeno i controlli per chi arriva dalla Slovenia. Avevo già segnalato al governo la necessità di interventi rispetto ai contagi enormi che ci sono in Slovenia, dove la situazione è fuori controllo». Secondo il presidente, «l’Italia deve intervenire per tutelare la popolazione: non si tratta di una reazione avversa ma, quando vedi numeri così importanti, devi agire.ù

Siamo già costretti a stare in una situazione in cui si ammazza la nostra economia e non si può portare altro rischio da fuori». Quanto al prossimo decreto, Fedriga si appella al governo affinché le misure «risultino economicamente e socialmente sostenibili o il rischio di una profonda crisi sociale sarebbe elevatissimo».

I sindaci di Trieste e Gorizia, entrambi appartenenti all’area moderata del centrodestra, evitano polemiche sulla Slovenia. Nel caso di Roberto Dipiazza la reazione è di serena rassegnazione: «Sempre meglio dell’altra volta, quando hanno messo le pietre ai valichi. Se Lubiana ha preso questa decisione, altro non possiamo fare». Più ferma la posizione del goriziano Rodolfo Ziberna: «Non si possono adottare scelte unilaterali. Vedo invece che prevale il senso di irresponsabilità, perché a Gorizia e Nova Gorica i contagi sono molto più bassi in confronto alle medie nazionali. L’Europa esiste? Siamo una comunità in cui ci si parla o solo una banca?» .

La Lega si schiera intanto con il suo governatore e domanda il blocco totale degli accessi, spostando il focus sui migranti. L’assessore alla Sicurezza Pierpaolo Roberti chiede al governo «la scelta forte di sigillare tutto, impegnando massicciamente l’esercito per blindare il confine. Se di emergenza si tratta, non può esserlo solo per chi vive, lavora e paga le tasse in Italia o in Slovenia, mentre dalla stessa frontiera continua il passaggio illegale di clandestini». Sulla stessa linea il consigliere regionale Diego Bernardis, che condivide però la decisione di Lubiana: «L’annunciata chiusura dei confini della Slovenia è una politica di buonsenso. Duole notare che, viceversa, il nostro esecutivo non è altrettanto capace di tutelare la nostra comunità e lascia i confini aperti anche al continuo andirivieni di passeur».

La senatrice Pd Tatjana Rojc invita alla cautela, criticando la scelta della Slovenia ma anche il muro contro muro del centrodestra: «Le crisi si gestiscono meglio quando si collabora piuttosto che con atti unilaterali. Bisogna evitare che la recrudescenza del virus sia occasione per dar fiato ai soliti nazionalismi. Assurdo trasformare una crisi sanitaria in una prova muscolare tra vicini». Rojc apprezza la precisazione con cui l’ambasciata slovena ha chiarito che gli italiani possono entrare nel paese da tutti i valichi e non solo da un ristretto numero: «Almeno si tiene conto della realtà che vivono le popolazioni sul confine».

Forza Italia lancia invece a sua volta il principio dell’azione-reazione. Per la deputata Sandra Savino, «se a marzo la prepotenza, messa in atto dalla Slovenia con modalità da Patto di Varsavia, era per certi versi motivata dalla differenza nella diffusione del virus nei due paesi, oggi in Slovenia stanno aumentando vertiginosamente i casi. Se unilateralità deve essere, allora sia: l’Italia chiuda i confini o almeno imponga rigidi controlli». Le fa eco il collega Roberto Novelli: «L’Italia imponga controlli tassativi sugli ingressi dalla Slovenia».

Il sindacalista e presidente del Csir Michele Berti tira infine un respiro di sollievo per la situazione dei lavoratori frontalieri: «Al momento gli italiani che devono recarsi in Slovenia per lavoro possono circolare. Da lunedì bisognerà verificare invece come saranno trattati i frontalieri sloveni al rientro dall’Italia, cui va garantito il diritto alla mobilità». —

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