Fedriga completa il “cerchio magico” a Palazzo e promuove la moglie del testimone di nozze

TRIESTE Massimiliano Fedriga completa il cerchio magico di Palazzo con due nomine under 40. Due promozioni, in realtà. Demetrio Filippo Damiani, 39 anni, lascia il ruolo di segretario particolare del presidente e diventa direttore di Arc, l’agenzia di stampa della Regione. Mentre Isabella Toppazzini, 33 anni, addetta di segreteria del governatore, farà il capo di gabinetto. Nomine fiduciarie, possibili solo dopo la modifica di un paio di norme. L’opposizione, non a caso, non si fida e contesta ad alta voce.
Curriculum inattaccabili, rimarca però lo staff di Fedriga. Damiani, figlio di Roberto, già vicesindaco di Trieste, un passato politico a centrosinistra con la candidatura 2001 al Consiglio provinciale con la Lista Illy, giornalista pubblicista, laurea in Relazioni pubbliche europee e specializzazione a Londra in Politica e Relazioni internazionali. «Ha alle spalle una lunga esperienza nel ramo della comunicazione sia in ambito politico-amministrativo che privato», si legge in una nota della Regione.
Toppazzini è a sua volta laureata, con il massimo dei voti in Giurisprudenza, e dottore di ricerca in diritto dei Trasporti e dei Sistemi produttivi. Vanta inoltre «diverse collaborazioni con studi legali e notarili, con abilitazione all’esercizio della professione forense presso la Corte d’Appello di Trieste, cui si aggiungono cinque anni di studio alle scuole notarili di Napoli».
Nella seduta di giunta, assicura la presidenza, nessuno ha avuto da ridire. Ma i mal di pancia non mancano. Tra gli assessori, ma soprattutto all’interno della burocrazia. Chi non gradisce che Fedriga, nella legittimità di scelte fiduciarie, abbia pescato tra gli amici. Chi critica la decisione di indicare una giovane senza esperienze professionali nella burocrazia pubblica in un ruolo cardine come quello di capo di gabinetto: ricoperto in passato da dirigenti pubblici di rango, capaci di navigare con giunte di diversi colori e impegnati in funzioni delicate come la gestione dei rapporti con i ministeri, delle relazioni Stato-Regione, delle nomine e del supporto tecnico al lavoro della giunta.
Nei corridoi di Palazzo fa discutere anche che, in entrambi i casi, le designazioni siano avvenute dopo appositi interventi normativi. Da un lato si è cancellato il requisito di esperienza almeno biennale in funzioni dirigenziali per la carica di capo di gabinetto, dall’altro la legge 26 appena approvata ha consentito la nomina diretta per i direttori di Arc e di Acon (per la seconda agenzia di stampa si fa il nome di Fabio Carini). Si tratta in sostanza di un incarico esterno, con inquadramento di diritto privato a tempo determinato (per Damiani, nel nuovo ufficio da inizio gennaio, si procederà con rinnovi annuali) e compenso che potrà toccare quale limite massimo la fascia retributiva più bassa dei direttori centrali: 120 mila euro. Il compenso di Damiani è stato comunque concordato al livello inferiore: i 90 mila euro lordi annui che sono stati riconosciuti a Edoardo Petiziol, il portavoce, e che spetteranno anche a Toppazzini (il suo predecessore, Agostino Maio, arrivò a 105mila).
Stessa paga per tutti i pretoriani, in sostanza. Persone di fiducia di Fedriga. Nel caso di Petiziol e Damiani, che si sono sin qui divisi i compiti del consulente politico e dell’addetto stampa, collaboratori diventati amici nel corso degli anni. Molto più legata a frequentazioni personali, invece, la conoscenza con Toppazzini. La trentatreenne di origine monfalconese fa parte della cerchia dei fedelissimi del presidente, moglie del suo testimone di nozze, il medico udinese Roberto Fattori. In campagna elettorale, in un’intervista alla stampa friulana, è proprio Roberto a raccontare della cena in cui conobbe l’allora neoeletto deputato leghista e dell’aereo preso al volo, dopo aver votato alla Camera, per arrivare in tempo all’addio al celibato dell’amico organizzato a Mykonos.
È invece nelle cronache del Piccolo che si ritrova un’esperienza giovanile di Toppazzini. Era il 2006, la futura capo di gabinetto della giunta (prenderà ufficialmente servizio nel nuovo ruolo mercoledì prossimo) all’epoca ventunenne, commessa part time in un centro commerciale di Trieste per mantenersi agli studi, si divertì nelle selezioni regionali del concorso per ottenere la fascia indossata da Miss Italia.
Non sono tuttavia i concorsi di bellezza a preoccupare l’opposizione. Mentre il Movimento 5 stelle anticipa una richiesta di accesso agli atti («Vogliamo conoscere le reali competenze delle persone», dice il capogruppo Andrea Ussai), l’ex presidente della Regione Debora Serracchiani parla di «banchetto sulle istituzioni» e di «umiliazione dell’amministrazione regionale». Le relazioni istituzionali del Friuli Venezia Giulia con Stato e altre Regioni e gli ulteriori incarichi richiesti dalla funzione «saranno nelle mani di una persona che ha conosciuto la Regione pochi mesi or sono, da esterna e in ruolo di segreteria». Un soggetto «completamente digiuno di conoscenza ed esperienza della pubblica amministrazione», incalza la deputata del Pd, parlando di «mossa che a posteriori pare preordinata» in relazione alle modifiche regolamentari.
Ce n’é anche per la nomina di Damiani a direttore dell’Arc: «Viene schiacciata la dignità dell’informazione istituzionale della Regione, trasformando per la prima volta nella storia il ruolo del direttore dell’agenzia di stampa in un incarico politico. Di tanto – prosegue la parlamentare dem – è responsabile unicamente Fedriga, che ha anteposto le sue esigenze di distribuzione di posti a qualsiasi considerazione su competenze o distinzione di ruoli: essere presidente della Regione significa sforzarsi di garantire il miglior funzionamento dell’amministrazione. Le nomine si possono sbagliare – conclude Serracchiani – ma non si può prescindere da un minimo di decoro e di adeguatezza». –
Riproduzione riservata © Il Piccolo