Fedriga blinda la mozione sulle foibe. Appello bis degli storici a Mattarella
FVG. Dopo la presa di distanza del presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin sui contenuti della mozione che il suo stesso partito ha proposto sulle foibe, il presidente Massimiliano Fedriga interviene per rimettere al centro la volontà del centrodestra di tagliare i finanziamenti alle «realtà che sminuiscono o negano i drammi dell’esodo e delle foibe».
Il governatore sceglie volutamente di non affrontare l’incauto passaggio che la mozione dedica al Vademecum curato dal professor Raoul Pupo, perché «il caso è stato strumentalizzato per mettere in discussione il senso più ampio della mozione». Fedriga evita dunque di inserire fra i “cattivi” l’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, ma tiene a chiarire che l’intenzione della sua giunta resta impregiudicata.
«Occorre sottolineare – dice il governatore – che la polemica sul Vademecum realizzato dall’Irsrec nulla toglie né aggiunge alla sostanza delle cose: al di là del lavoro degli storici le istituzioni hanno l’obbligo di garantire il rispetto della memoria e, ove questo venga meno, intraprendere le opportune azioni a tutela delle vittime e della comunità cui esse appartengono».
Fedriga loda allora l’iniziativa dell’Unione degli istriani, che ha cominciato nei giorni scorsi una raccolta firme a sostegno della bontà della mozione che, secondo le intenzioni degli estensori, vuole combattere il negazionismo e il riduzionismo sui delicati passaggi storici del secondo dopoguerra al confine orientale. Per supportare l’appello del sodalizio degli esuli, si potrà inviare per mail il proprio sostegno scritto oppure presentarsi di persona da domani nella sede di Palazzo Tonello.
Il presidente dell’Unione Massimiliano Lacota interviene a sua volta sulla polemica: «Se tutto il problema sta nella premessa (della mozione, ndr) che riguarda l’Irsrec, allora è tanto più evidente che si tratta di un pretesto, perché tutta la questione si risolve nella fase esecutiva del provvedimento, la cui attuazione spetta alla giunta regionale. Nell’attuare ciò che la mozione prevede, semplicemente si potrà non tenere conto di quel passaggio che riguarda specificatamente l’Irsrec». Anche Lacota invita insomma a chiudere il rubinetto alle associazioni che verranno annoverate tra quelle negazioniste e riduzioniste: «Il provvedimento non limita la libertà di continuare a diffondere le loro tesi. Una censura, di qualunque tipo, non potrebbe essere accettata da una organizzazione garantista e liberale come l’Unione degli istriani. Certamente, c’è un fatto inedito e necessario, da tempo atteso: coloro che falsificano la storia finalmente non potranno più farlo coi soldi dei contributi della Regione».
A chiudere il dibattito ci pensa il presidente dell’Irsrec Mauro Gialuz, preannunciando che lunedì sarà recapitata alla presidenza della Repubblica e alla giunta regionale la lettera con cui l’Istituto Parri chiede che venga garantita la libertà di ricerca «in piena libertà» e «senza ricatti economici». A firmare la petizione sono un lungo elenco di storici e docenti universitari, il rettore Maurizio Fermeglia, l’ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida e politici appartenenti soprattutto al centrosinistra.
Gialuz prende atto «con soddisfazione dell’unanime riconoscimento del valore scientifico del nostro lavoro di ricerca e divulgazione, come emerge dalle posizioni del presidente Zanin e dell’assessore Gibelli.
L’Istituto è stato fondato nel 1953 dal Cln italiano di Trieste e lavora da tempi lontanissimi non soltanto sulle foibe e sull’esodo, ma anche su temi come la Grande guerra e l’integrazione europea». Gialuz rivendica con orgoglio il ruolo del suo Istituto: «Di foibe ed esodo parliamo da quando, colpevolmente, nessuno parlava. Il fatto grave e preoccupante è che la politica, qualsiasi sia la maggioranza del momento, voglia imporre una presunta verità di Stato, limitando la possibilità di fare ricerca e approfondimento su temi che sono complessi e che non possono essere ad esempio semplificati con la definizione di “pulizia etnica”, come fa un certo uso pubblico della storia che noi critichiamo».
A sostegno dell’Irsrec e del lavoro di Pupo arrivano anche le parole dell’ex presidente dell’Irci Chiara Vigini, che manifesta solidarietà nei confronti dello storico e di «quanti continuano a operare con professionalità per la conoscenza delle tragedie di confine, respingendo i tentativi di falsificazione delle storie, da qualunque parte provengano e coniugando il rispetto della memoria offesa col rigore della ricerca storica. La storia del confine orientale è complessa: politicizzarla non aiuterà la nostra memoria». —
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