Fedriga: «Berlusconi buon nome per il Colle». Pd e Iv: «Mossa politica»
TRIESTE Massimiliano Fedriga, a precisa domanda, dice che sì, Silvio Berlusconi sarebbe un buon nome per il Colle. Potrebbe essere una cortesia nei confronti dello storico leader del centrodestra nella seconda Repubblica. Ma, nel mezzo di una crisi di governo, si può anche pensare, così almeno fanno alcuni berlusconiani, alla volontà di spegnere la tentazione azzurra di un appoggio a un esecutivo delle larghe intese (con tanti saluti alla coalizione).
Cortesia o mossa politica? Il governatore del Friuli Venezia Giulia esclude secondi fini: «Messaggi di pace a Forza Italia? Non servono. Penso che il centrodestra riuscirà a mantenere la compattezza dimostrata sino ad ora». E dunque, prosegue Fedriga, le parole di miele per Berlusconi sono un attestato di sincera stima: «Penso che sia una parte della storia politica italiana importante. Da presidente di Regione, se mi chiameranno a votare il capo dello Stato, mi sembra un buon nome».
Con lo stesso Fedriga che boccia il Conte ter come «spettacolo tristissimo», l’unica soluzione è il voto, dichiarano Lega e Fratelli d’Italia. Perché no un governo di unità nazionale, afferma invece Fi, con Berlusconi, dal buen retiro di Nizza, e con Antonio Tajani che pure ieri faceva appello «a tutti i migliori per affrontare l’emergenza». Come evitare la spaccatura? Il piano, si dice nemmeno troppo a bassa voce a Roma, è quello di un Matteo Salvini sostenuto nella campagna verso Palazzo Chigi e di un Berlusconi pronto a giocarsi le sue chance per il Colle. Non a caso, forse, il primo a parlarne è stato giorni fa proprio Salvini: «Secondo me Berlusconi può ambire al Quirinale». Il segretario della Lega, a precisa domanda, avrebbe potuto limitarsi a un no comment. Come pure Fedriga. E invece no, è arrivato l’endorsment.
Ettore Rosato, coordinatore nazionale di Italia Viva, alimenta il sospetto: «Sembra una discussione interna al centrodestra per cercare di restare uniti». E anche il segretario regionale del Pd Cristiano Shaurli punge: «La figura del presidente della Repubblica è certamente fondamentale per l’equilibrio che deve dimostrare, Mattarella lo sta dimostrando fortunatamente ogni giorno. Ma credo che ragionare oggi sul prossimo sia una discussione solo della politica, incomprensibile se non fastidiosa per i cittadini che in un momento difficilissimo si aspettano risposte su sanità, futuro e sulla ripresa. A questo deve pensare ogni partito serio, sono queste le basi su cui può nascere o meno qualsiasi governo».
Nel campo opposto pure Rodolfo Ziberna non esclude tuttavia il risvolto politico, una sorta di «invito a Forza Italia a non seguire strade che possono dividere l’alleanza», anche se il sindaco forzista di Gorizia si affretta ad assicurare che «non c’è alcun pericolo di tradimento di nostri elettori, dello spirito del movimento e della storia del suo presidente». Sandra Savino, coordinatrice regionale di Forza Italia, spiega a sua volta di non sapere perché la Lega si esponga su Berlusconi per il dopo Mattarella, ma avverte gli alleati: «Non si può non tenere in dovuta considerazione la nostra importanza nelle vittorie di un centrodestra che abbiamo tra l’altro costituito. I leghisti ci blandiscono? Non guardo a quello che fanno gli altri, ma a ciò che serve all’Italia. La crisi politica va risolta prima possibile per superare questa drammatica congiuntura, a partire dall’urgenza di garantire i vaccini a tutti i cittadini».
Quel che è certo è che, nel merito dell’apprezzamento di Fedriga, dal campo azzurro arrivano solo applausi. «Fuori discussione che avremmo un grande presidente della Repubblica», esulta Savino. «C’è stato un prima e un dopo Berlusconi nella politica italiana, sarebbe un giusto riconoscimento», aggiunge Ziberna. «L’ho conosciuto nel 1995, un anno prima di diventare sindaco di Muggia – ricorda Roberto Dipiazza –. Dai concertini sulle navi a sua eccellenza Silvio: un personaggio straordinario».
Mossa politica quella dei leghisti di indirizzarlo al Quirinale? «Il momento è talmente drammatico – osserva il sindaco di Trieste – che il problema è di usare bene i miliardi dell’Europa, non conservare la sedia. Ma il centrodestra è compatto e, se andiamo al voto, porteremo a casa il risultato».
Una certezza che è anche del deputato goriziano Guido Germano Pettarin. «La coalizione è saldissima – assicura –. Lo è a Roma e perfino un po’ di più a livello regionale, dove governiamo benissimo assieme ai nostri alleati». E dunque, se per caso la Lega lo temesse, «non c’è il pericolo che Fi si sganci da un centrodestra monolitico». Per Pettarin «le parole pro Berlusconi pronunciate da Salvini e Fedriga sono senz’altro sincere. Anche perché sono contemporanee a quanto sta emergendo dalle dichiarazioni dell’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara sul rapporto tra toghe rosse e politica, di cui proprio Berlusconi, come si stanno accorgendo tutti, è stato la vittima principale». —
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