Fecondazione eterologa Il Burlo in dolce attesa

Già immaginano il fiocco, rosa o azzurro, come qualsiasi mamma e papà. Al Burlo Garofolo verranno alla luce i primi neonati concepiti con le tecniche di fecondazione eterologa. Su sette coppie che hanno avviato il processo a gennaio, cinque hanno ottenuto la gravidanza. I bambini nasceranno a partire da ottobre, secondo le previsioni.
Il professor Giuseppe Ricci, direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologia, responsabile del Centro di Procreazione medicalmente assistita, ieri ha annunciato l’esito «positivo» della procedura attuata all’ospedale infantile. L’istituto di via dell’Istria ha potuto attivare l’eterologa, la fecondazione che si serve di ovociti o spermatozoi donati da una terza persona estranea alla coppia, grazie a una serie di interventi di carattere normativo: la metodologia è stata autorizzata circa un anno fa in Italia dopo una sentenza della Corte Costituzionale; ma è stata la Regione a intervenire decidendo di disciplinare un settore ritenuto estremamente delicato, al centro di un teso dibattito nazionale che ha lungo interrogato la politica e gli esperti di bioetica. Lo ha fatto con un decreto della giunta Serracchiani che ne fissa i limiti di età e regolamenta i costi.
Il Burlo, insieme alla Casa di Cura Città di Udine, all’ospedale di Pordenone e a quello di San Daniele, è uno dei quattro centri abilitati in Friuli Venezia Giulia. Sono una sessantina le prestazioni attualmente in corso, cioè i cicli di terapia complessivi (la coppia può sottoporsi fino a tre cicli). Per il Burlo è un traguardo di livello, legato «alla qualità e alla tecnica avanzata sviluppata nel corso degli anni», come scrive l’istituto in una nota ufficiale.
«Siamo partiti quest’anno e siamo partiti bene - ha commentato l’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca - L’ospedale infantile conferma il suo ruolo di primaria importanza». Ha parlato di «risultati» lo stesso professor Ricci: «Le performance di successo sono elevate». «Abbiamo aderito ai protocolli nazionali e attivato tutte le procedure necessarie non appena è stato permesso dalle norme nazionali, dal decreto applicativo regionale e dagli aspetti tecnici di reperimento dei gameti» ha aggiunto. E ancora: «Gli effetti oggi sono concreti».
L’Irccs ha messo in campo un intero team: quattro ginecologi (Leo Fischer, Gabriella Zito, Kristina Skerk e Giulia Magoga) e quattro biologhe (Elena Giolo, Monica Martinelli, Stefania Luppi e Rita Boscolo). L’esito, a detta dell’ospedale, aumenta la capacità di attrazione dell’Irccs nel campo. «Un istituto come il nostro - ha osservato il direttore generale Gianluigi Scannapieco - sta lavorando con grande impegno per fare leva sulle tecniche di fecondazione assistita al fine di attrarre pazienti. I risultati sono incoraggianti, abbiamo centinaia di richieste per avviare le procedure di fecondazione eterologa da coppie provenienti da tutta Italia, e questo è un indicatore di qualità e di futuro sviluppo per noi. Alle richieste che ci provengono attraverso il sistema sanitario nazionale si aggiunge anche una lunga lista di attesa: sono oltre 120 le coppie che domandano di accedere al servizio di fecondazione eterologa “non Lea” (Livelli essenziali di assistenza, ndr), ovvero sostenendone l’intero costo».
Il Friuli Venezia Giulia, dopo la Toscana, è la seconda regione italiana ad aver avviato il metodo disciplinandolo sulla base dei Lea, vale a dire come procedura prevista dal servizio sanitario regionale. Le norme consentono l’accesso alla metodologia tutte le coppie la cui donna non abbia superato i 43 anni di età e che non abbiano già eseguito gratuitamente nel sistema sanitario più di due tentativi di fecondazione in vitro. Il costo del procedimento non supera i 500 euro di ticket, con esenzione totale se la sterilità è dovuta a una patologia. «L’eterologa è stata inserita nei livelli essenziali perché riteniamo che una donna che non riesce ad avere figli sia equiparabile a una patologia e quindi è giusto che rientri in una cura», ha puntualizzato ancora l’assessore Telesca.
Ma nel capoluogo si fanno sentire anche voci contrarie, che ricalcano il dibattito dei mesi scorsi. «L’eterologa incide sulla vita umana creandola artificialmente» riflette Paolo Pesce, medico di medicina generale e insegnante di Bioetica all’Istituto superiore di Scienze religiose della Diocesi Trieste. Inoltre, aggiunge, l’eterologa «dà la possibilità di selezionare gli embrioni, distruggere quelli non adeguati e di congelarli. Per non parlare del tema economico - obbietta il medico - perché la donna che dona l’ovocita lo fa a pagamento, sottoponendosi a un’assunzione importante di ormoni per favorirne la produzione».
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