Febbre da slot, buttati mille euro pro capite
GORIZIA. Goriziani sempre più “stregati” dal gioco d’azzardo. Nell’ultimo anno sono stati bruciati quasi 144 milioni di euro in quello che è il settore più florido (e in attivo) della malferma economia provinciale. Suddividendo la somma per il numero di residenti dell’Isontino, si scopre che l’importo giocato pro capite è di 1.021 euro. Un numero assoluto che potrebbe dire poco o nulla ma che diventa significativo se confrontiamo il dato con quanto giocano i cittadini triestini (poco meno di 820 euro a testa), gli udinesi (866 euro) e i pordenonesi (838 euro). Gorizia e la sua provincia sono in vetta e non è difficile immaginare che i motivi di questo exploit siano legati alla presenza dei casinò d’oltreconfine che sono una tentazione irresistinile e un’esca eccezionale.
La febbre delle slot Nel giro di tre anni, la percentuale di persone tra i 15 e i 64 anni che ha puntato soldi almeno una volta su uno dei tanto giochi presenti sul mercato (Lotto, Superenalotto, Gratta e vinci, scommesse sportive, poker online, etc.) è passata dal 42% al 47%. L’ampiezza del fenomento è certificata anche da altri dati: lo scorso settembre, in regione, si contavano 2.463 esercizi pubblici con macchinette. A Gorizia è attiva una slot ogni 110 abitanti, a Udine una ogni 138 residenti, a Pordenone una ogni 143, mentre a Trieste troviamo una slot ogni 128 residenti.
I fattori che hanno favorito una crescita così forte sono principalmente due. Il primo è l’innovazione tecnologica che ha permesso la creazione di nuovi prodotti (si pensi ad esempio alle lotterie istantanee) e l’aumento delle possibilità di giocare, inteso come numero di occasioni, da parte dei consumatori. Il secondo fattore concerne gli interventi legislativi che hanno interessato il settore. Forse è stato proprio il legislatore stesso, volontariamente o involontariamente, il primo fautore dell’exploit del gioco d’azzardo in Italia attraverso gli interventi diretti a liberalizzare il gioco pubblico d’azzardo.
La battaglia delle Acli Continuano, nel frattempo, le iniziative promosse dalle Acli per contrastare la piaga del gioco d’azzardo. Nei giorni scorsi si è svolto un incontro molto interessante nella sala del Centro civico di piazza San Giorgio, a Lucinico. Il relatore della serata era il dottor Carlo Benevento, referente gioco d’azzardo patologico del settore dipendenze del Sert.
«L’iniziativa - spiega la presidente provinciale delle Acli, Silvia Paoletti - aveva come obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni sulle reali caratteristiche del fenomeno e sulle conseguenze sociali, sanitarie ed economiche. Le stime nazionali parlano di una cifra tra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro annui di costi sociali e sanitari che il gioco patologico comporta per la collettività, e tra gli 88 e i 94 miliardi di euro di business dell’azzardo nel nostro paese nel 2012. È una piaga autentica. Nel corso della serata è emerso che c’è una grandissima fascia di persone che si avvicinano al gioco perché si sentono sole, sono depresse e, in questo caso, le donne sono le più colpite».
Aggiunge Paoletti: «Il dramma è che il gioco è diventato normale: le macchinette, presto, le ritroveremo anche al... supermercato. Ci sono nonni che acquistano per il nipotino il biglietto del gratta&vinci: una volta si regalavano l’ovetto con la sorpresa, le figurine, riviste per bambini. Le Acli continueranno a lavorare con serate informative: ne organizzeremo una anche a Monfalcone».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo