Fdi arruola due leghisti in fuga e Menia prepara il gran ritorno
TRIESTE C’è tutto lo stato maggiore di Fratelli d’Italia del Friuli Venezia Giulia a salutare l’ingresso fra i patrioti di tre esponenti della politica locale. Dal consigliere regionale Leonardo Barberio al consigliere udinese Antonio Pittioni, entrambi ex Lega, fino al consigliere comunale di Cividale, il civico Davide Cantarutti.
«Cosa mi ha detto il presidente Fedriga quando gli ho annunciato l’addio? “Resta con noi”», dice Barberio, già assessore provinciale della giunta Fontanini. Il friulano non entra nel dettaglio delle motivazioni che lo hanno spinto al trasloco, ma più di un sussurro racconta del malumore per non aver visto valorizzate a livello di incarichi in Consiglio le 1.649 preferenze conquistate alle regionali 2018 nella circoscrizione di Udine: il secondo miglior risultato dopo quello del capogruppo Mauro Bordin. «Sono mancati gli stimoli ed ero il più a destra della Lega in Consiglio: non è un fulmine a ciel sereno», si limita a dire Barberio, rassicurando però sulla lealtà del movimento. «C’è molto lavoro da fare – prosegue Barberio – in un partito più piccolo ma che mi può restituire la voglia di essere di nuovo importante. Fermo restando che i rapporti con la coalizione e con la Lega in particolare non cambiano. Ringrazio anzi il gruppo per le attestazioni di stima».
«Non chiederemo nulla alla Lega, non indeboliremo la maggioranza, non scalfiremo alcun tipo di percorso comune», chiarisce a sua volta il segretario regionale Walter Rizzetto a chi domanda se un gruppo formato ora da tre pedine – Barberio si aggiunge in piazza Oberdan al capogruppo Claudio Giacomelli e ad Alessandro Basso – cercherà di far valore il maggior peso contrattuale. Resta il triplo colpo di un partito che Rizzetto dice essere «in grande salute». Per Fdi, insiste il deputato, «è l’ennesima bella giornata vista l’adesione convinta alla nostra famiglia anche di Pittioni e Cantarutti. Siamo un movimento inclusivo, ma non siamo andati a tirare nessuno per la giacca. Si è trattato della naturale conclusione di un’interlocuzione su tematiche che ci uniscono». Il senatore Luca Ciriani aggiunge l’analisi politica: «Compiamo un altro passo verso la creazione di un grande polo conservatore, nazionale, sovranista, nel senso di quanto ripete Giorgia Meloni da tempo. Serve un soggetto nuovo, dialogante, che dia casa all’area moderata che non si riconosce negli attuali schieramenti del centrodestra».
In quel di Trieste si studia intanto un clamoroso ritorno all’ovile. L’ex sottosegretario e deputato Roberto Menia pare vicino a compiere il passo, propiziato dall’operazione che a livello nazionale vede Fdi lavorare per assorbire le sigle posizionate alla propria destra. Fra queste c’è il Movimento nazionale per la sovranità, che alle politiche ha schierato alcuni candidati nelle liste della Lega e alle europee si è accasato tra le file di Fdi: Menia è presidente del Mir dopo i guai giudiziari di Gianni Alemanno e il passaggio di Francesco Storace alla direzione del Secolo d’Italia.
I problemi sorgeranno semmai a Trieste, dove l’ex finiano è aspramente criticato da Fdi per essere stato fra i protagonisti della fine di An. In città si ricordano le pesanti contestazioni al suo indirizzo durante la celebrazione del centenario della nascita di Giorgio Almirante nel 2014: l’ingresso di Menia sarebbe dunque subito a livello locale e c’è da scommettere che sia già in atto il tentativo di limitare il ruolo di Menia in quel di Trieste, anche rispetto alle candidature che verranno. Menia cercherà allora sponde a Roma, avendo dalla sua la presenza nella Fondazione Alleanza nazionale, che controlla il patrimonio ereditato dal Movimento sociale. —
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