Fatture finte all’Antica Diga Un anno e due mesi a Brumat
Un anno e due mesi di reclusione. È la condanna inflitta a Franco Brumat, 61 anni, monfalconese amministratore di fatto della Società D’Arcano Sviluppo Europa che dalla primavera del 2011 aveva preso in gestione lo stabilimento balneare Antica Diga. Assieme all’imprenditore Sergio D’Arcano, 58 anni, Brumat è stato accusato di avere emesso tra il 2010 e il 2011 a favore della stessa società una serie di fatture poi risultate inesistenti. Otto documenti contabili per un totale di quasi 300mila euro. Nella stessa udienza è stato disposto il rinvio a giudizio di Sergio D’Arcano. È difeso dall’avvocato Paolo Pacileo. La data fissata per il dibattimento è il 22 settembre.
L’inchiesta del pm Lucia Baldovin ha preso origine da una querela nei confronti di Luisa Seppi, dipendente della società che gestiva l’Antica Diga. Vi si sosteneva l’ipotesi che la donna si fosse appropriata degli incassi della società derivanti dalla gestione dello stabilimento. Le indagini dei finanzieri hanno dimostrato sì l’infondatezza delle accuse contro l’ex dipendente. Ma i militari hanno scoperto che il vero gestore dell’attività della Diga era Franco Brumat che - era poi emerso dagli accertamenti - le aveva fatto predisporre delle fatture a favore della D’Arcano Sergio per servizi di marketing in realtà mai effettuati. Durante le indagini la Finanza ha interrogato numerosi dipendenti. Tutti hanno affermato di non essere mai venuti a conoscenza di attività di marketing svolte a favore della D’Arcano Sergio. Insomma carte ritenute false. Unica cosa vera, i soldi transitati dai conti correnti.
Il difensore di Franco Brumat, l’avvocato Luca Beorchia si è battuto per l’innocenza del proprio assistito, ritenendo che il denaro relativo alle fatture contestate fosse dovuto a Brumat per la sua attività di procacciatore d’affari.
Franco Brumat lo scorso 18 gennaio come amministratore di fatto della fallita D’Arcano Sviluppo Europa è finito ai domiciliari con l’accusa da parte del pm Matteo Tripani di aver distratto quasi 135mila euro che avrebbero dovuto essere impiegati per pagare i creditori. Le indagini del pm sono scattate dopo che la relazione del curatore fallimentare Stefano Germani aveva evidenziato non solo una serie di elementi definiti di disinvolta condotta fiscale da parte di Brumat, ma soprattutto una sistematica appropriazione della liquidità della società a favore di altre imprese che facevano riferimento allo stesso imprenditore. Dopo la detenzione gli è stata concessa la libertà con l’obbligo di firma, tre volte a settimana. Sta scrivendo una memoria che ha annunciato presenterà alla Procura. «Io non ho scheletri nell’armadio, di me nel bene e nel male ormai si sa tutto - ha dichiarato di recente - sono gli altri che non mostrano la loro vera faccia. Dietro alla Diga è successo di tutto, dai finanziamenti pubblici a strani intrecci con la politica».
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