Fatture false per due milioni di euro

Due anni e sei mesi per la produzione di fatture inesistenti e “gonfiate” per due milioni di euro. A questa pena è stato condannato Mauro German, 57 anni, triestino, plurilaureato ed esperto di informatica, per anni amministratore della Germandata Srl, poi diventata E. St, una piccola azienda specializzata nella produzione e nella gestione dei portali internet. German è stato comunque assolto da altri reati collegati.
A pronunciare la sentenza è stato il giudice Francesco Antoni che ha sostanzialmente accolto le richieste del pm Lucia Baldovin. Oltre a German sono stati condannati Davide Casarotto, 48 anni, (due anni e quattro mesi), Andrea Ferrari, 46 anni (due anni e nove mesi) e Roberto Spadoni 55 anni (un anno e otto mesi). Nell’inchiesta del pm Baldovin sono comparsi anche i nomi del fratelli Fabio e Giorgio Bosco, soci amministratori e legali rappresentanti della Antonio Bosco, società proprietaria della catena di supermercati. Erano accusati di reati fiscali. Il giudice li ha assolti con formula piena. Assolta anche Sonia Tuttobene, 57 anni, già titolare della Germandata. In aula presenti gli avvocati Maria Genovese, Giorgio Tudech, Edoardo Longo, Paolo Pacileo e Guido Fabbretti.
L’inchiesta ha fatto riferimento a un business da capogiro: un programma di computer del valore stimato di 1.200 euro che era stato contabilizzato, proprio per mettere a segno la frode comunitaria, a 180 mila euro più Iva. E poi alle richieste di finanziamenti per 11,5 milioni di euro collegati a quattro progetti in campo informatico. Riguardavano tutti la formazione “remote” del personale, la ricerca sul web di dipendenti qualificati, la realizzazione e la campagna di marketing collegate a un play-box e a una connessione wi-fi. Si parla chiaramente di un’infinità di fatture per operazioni inesistenti ma anche di conseguenti truffe alla Regione attraverso contributi europei ottenuti per mezzo di «atti idonei diretti a indurre in errore i funzionari regionali sull’esistenza del progetto e la veridicità delle spese sostenute». Il reato di truffa è collegato all’assegnazione di fondi europei riferiti all’acquisto di un software per l’implementazione dell’e-learning.
Nell’indagine è comparsa anche come parte lesa la Camera di Commercio. La vicenda nello specifico è quella di una tentata truffa da 35mila euro. La vittima è stata l’Aries, Azienda speciale dell’ente camerale. Dal 1992 si occupa della promozione e dello sviluppo dell’economia nella provincia di Trieste e offre alle imprese del territorio una serie di servizi attraverso i suoi uffici.
Il contributo finito sotto la lente era stato richiesto da Andrea Ferrari, amministratore delegato di Dfx Bertocchi di Muggia. Nell’aprile del 2009 aveva presentato all’Aries una fattura emessa da una società di German per l’importo di 175 mila euro relativa a una consulenza informatica. Questo documento contabile, secondo gli investigatori della Guardia di finanza, era falso. Per cui la richiesta all’ente pubblico camerale del contributo di 35mila euro, secondo l’accusa, altro non è stato che un tentativo di truffa.
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