Fatture false per 40 milioni di euro: 2 arresti della Gdf

Operazione delle Fiamme Gialle di Prosecco ai danni di un’associazione per delinquere resasi responsabile di reati tributari  Coinvolte cinque imprese italiane e quattro estere gestite dal sodalizio criminale.
14/04/2016 Roma. Nella foto controlli della Guardia di Finanza
14/04/2016 Roma. Nella foto controlli della Guardia di Finanza

TRIESTE Due cittadini italiani sono finiti agli arresti domiciliari in quanto ritenuti i principali responsabili di un’associazione per delinquere dedita a reati tributari, tra cui l’emissione di fatture inesistenti per oltre 40 milioni di euro e la dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture false. Cinque in tutto le persone indagate, tutti soggetti attivi nel settore commerciale dei prodotti per la casa. L'operazione, denominata "Percorso vincente" è stata portata avanti dai finanzieri della Compagnia di Prosecco, su disposizione del Gip di Trieste.

L’operazione trae origine da una verifica fiscale avviata all’inizio del 2018 e rappresenta il frutto di indagini condotte dai militari della Compagnia di Prosecco sotto la direzione del Procuratore della Repubblica di Trieste  Carlo Mastelloni e del sostituto procuratore Federico Frezza.

Le investigazioni hanno portato alla luce un’associazione a delinquere che – attraverso un preciso e strutturato disegno criminoso – aveva dato vita a varie società estere prive di qualsivoglia struttura commerciale e patrimoniale nei rispettivi Paesi di residenza. Le stesse, invece, erano gestite direttamente a Trieste e utilizzate per l’interposizione fittizia nel meccanismo delle cosiddette “frodi carosello”.

La fittizia interposizione delle società aveva lo scopo di neutralizzare gli effetti dell’Iva che negli scambi intracomunitari – in questo caso solo simulati – consente agli operatori di effettuare operazioni avvalendosi del titolo di “non imponibilità I.V.A.”.

"Il successivo passaggio del disegno criminoso - si legge in una nota - prevedeva la creazione e l’interposizione di numerose società italiane, “cartiere” le quali – dopo aver “acquistato” le merci dalle società estere – le rivendevano ai clienti italiani accumulando consistenti debiti Iva nei confronti dell’Erario che omettevano sistematicamente di versare. In questo modo i soggetti economici coinvolti nella frode riuscivano a vendere prodotti per la casa a dei prezzi sensibilmente inferiori a quelli praticati dagli altri onesti operatori commerciali, realizzando in tal modo delle vere e proprie forme di concorrenza sleale". 

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