Fatta brillare la mina davanti alla spiaggia di Grado FOTO e VIDEO

GRADO E' stata fatta brillare giovedì, poco dopo le 10, la micidiale mina tedesca, residuato bellico della Seconda guerra mondiale, recuperata dagli uomini del Gruppo operativo subacqueo di Ancona del Servizio difesa anti mezzi insidiosi (Sdai) della Marina militare.
La mina, mezza tonnellata di esplosivo per un peso complessivo di 900 chilogrammi, si trovava in fondo al mare, a soli quattro metri di profondità, accanto alla “Luminosa”, come viene chiamata, il fanale cardinale sud che indica il limite della secca della Mula di Muggia, a 1600 metri dalle spiagge di Grado.
Mercoledì i palombari dello Sdai hanno messo in sicurezza l’ordigno, una mina magnetica modello LMB, che stamattina sarà portata al largo, in un tratto di mare dai fondali fangosi indicato dalla Capitaneria di porto, e fatto saltare assieme a una granata d’artiglieria italiana della Seconda guerra mondiale rinvenuta poco al largo di Punta Sdobba.
Non è la prima volta che il golfo di Trieste restituisce pericolosi residuati bellici, e non sarà l’ultima: due guerre mondiali hanno lasciato una triste eredità, per non parlare delle munizioni scaricate in mare dagli aerei durante le recenti guerre balcaniche, realtà che continua ad alimentare denunce e polemiche. A rischio è soprattutto il lavoro dei pescatori che spesso, quando incappano in un residuato, per non avere fastidi se ne liberano ributtandolo in mare, di solito in aree ai limiti delle acque navigabili, come molto probabilmente è successo con la mina tedesca recuperata ieri accanto al fanale della secca.
«È una raccomandazione che non ci stanchiamo di ripetere - spiega il tenente di vascello Marco Saponangelo, a capo della squadra dello Sdai che ha effettuato l’ operazione di bonifica - quando si trova un residuato in mare meglio fare una segnalazione anonima piuttosto che ributtare in mare l’ordigno». «Il nostro lavoro - continua l’ufficiale - è quello di garantire la sicurezza di tutti in mare, per cui siamo grati per ogni segnalazione da parte di subacquei sportivi e pescatori».
La mina è stata casualmente scoperta durante le ricognizioni preliminari per la realizzazione di un nuovo documentario sul golfo di Trieste prodotto dalla sede regionale Rai del Fvg, per la regia di Gigi Zannini. L’ordigno, filmato durante una prima immersione dall’operatore tecnico subacqueo Stefano Caressa, era semisepolto nella sabbia, quasi interamente ricoperto di spirografi. Una specie di aiuola fiorita su uno strumento di morte, come spesso accade ai relitti in fondo al mare. L’oggetto è stato segnalato ai subacquei della Protezione civile di Grado, che a loro volta hanno effettuato un sopralluogo e quindi denunciato il ritrovamento alla Guardia costiera, che ha chiesto l’intervento dello Sdai. «Tantopiù - spiega il responsabile della Protezione civile di Grado, Giuliano Felluga - che contestualmente durante un’immersione abbiamo rinvenuto a Punta Sdobba una granata d’artiglieria inesplosa, anche questa segnalata alle autorità», e quindi recuperata dai palombari della Marina.

Il ritrovamento della mina tedesca apre un’altra finestra sul passato e sugli anni difficili della Seconda guerra mondiale. Quel tipo di ordigno veniva lanciato in mare dagli apparecchi della Luftwaffe. Frenata da un paracadute, la mina con attivazione “ad influenza” si adagiava sul fondo, pronta ad esplodere al passaggio di un natante. «Da venticinque metri di profondità - precisa il tenente di vascello Saponangelo - poteva spezzare in due una nave». «Le mine del tipo LMB - interviene lo storico Freddy Furlan - venivano impiegate sui bimotori Dornier Do 17 E ed F della Luftwaffe e dell’aviazione croata, che operavano come ricognitori e appunto posamine lungo le coste giuliano-dalmate a partire dal settembre 1943».
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