Fassino: con Matteo per riprendere un cammino di crescita dell’Italia
«Perché con Renzi? Perché la sua mozione interpreta al meglio l'esigenza principale del Paese: rimettere in moto la crescita». Piero Fassino spiega il motivo principale del suo appoggio all'ex premier. Domani, presente alla cerimonia alla Risiera di San Sabba a Trieste, l'ex segretario dei Ds parteciperà anche ad alcune iniziative a Gorizia.
Fassino, come si fa a rimettere in moto la crescita?
La crisi ha accresciuto la platea di cittadini insidiati da varie forme di incertezza e insicurezza: sul lavoro, sul reddito, sul futuro dei figli. Per uscirne è necessario mettere in campo una strategia di riforme coraggiosa e ambiziosa.
I punti chiave?
Snellire la burocrazia, accelerare i tempi della giustizia, investire sulle infrastrutture, scommettere su un apparato produttivo fortemente innovativo, ridurre il debito pubblico. Questioni che richiedono riforme. Renzi le ha avviate e ora il cammino va ripreso da dove è stato interrotto, con il referendum del 4 dicembre.
È stato un errore concentrarsi troppo sulla partita costituzionale?
No, perché riformare la politica e ristabilire un rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni sono priorità. Peraltro non solo in Italia. Nelle presidenziali francesi uno dei temi che ha tenuto banco è il passaggio dalla quinta alla sesta Repubblica. Riformare le istituzioni con l'obiettivo di renderle più funzionali non può essere un errore. Il fatto che al referendum abbia vinto il No non significa che quell'obiettivo fosse sbagliato. Anzi, proprio da quel momento in Italia si è bloccato qualsiasi processo di riforma della politica. Rischiamo di tornare a una legge elettorale puramente proporzionale, che significa moltiplicazione dei partiti, coalizioni larghe e deboli, ingovernabilità.
Vi accusano di lavorare per una bassa affluenza alle primarie.
È vero proprio il contrario. Renzi è impegnato quasi ogni giorno, o sul territorio o in televisione. Accanto al leader ci sono un gruppo dirigente nazionale e migliaia di attivisti che si muovono con impegno, passione e generosità.
La posta in palio?
È una sfida da cui dipendono non solo le sorti del Pd, ma quelle del Paese. Un progetto per l'Italia, oggi, ce l'ha solo il nostro partito, in particolare la mozione di Renzi. Nel centrodestra Berlusconi, Salvini e Meloni dicono ogni giorno tre cose diverse, mentre il M5S, dopo aver cavalcato la rabbia, tenta di darsi una cultura di governo. Ma una cultura di governo non si improvvisa. Se mai si applicasse per esempio il programma grillino di politica estera, usciremmo non dalla Nato o dalla Ue, ma dal mondo. Ed è privo di senso proporre di lavorare quattro giorni alla settimana. E allora perché non tre?
Renzi di nuovo segretario dovrebbe cambiare qualche atteggiamento nei rapporti interni?
Un dirigente politico che si assume la responsabilità di guidare il Paese fa cose giuste ed è normale che possa anche commettere errori. Cercarli non è però pratica che mi appassioni. Preferisco guardare i fatti: 700mila persone che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato grazie al Jobs Act, 160mila insegnanti stabilizzati dopo decenni di precariato, una legge sulle unioni civili e una a tutela dei portatori di handicap anche quando i genitori non ci siano più. Sono proprio i fatti che mi convincono che Renzi sia la scelta giusta.
Il fenomeno scissione è concluso?
Un'analisi razionale dimostra che la scissione non ha portato alcun beneficio. Si è voluto indebolire il Pd e la maggioranza di governo, giacché i parlamentari usciti dal gruppo prendono distanza dal governo per darsi un'identità, per dare vita a un nuovo soggetto, che non si capisce nemmeno se sarà movimento o partito, stimato non oltre il 3%. A trarre vantaggio da questa vicenda sono solo M5S e la destra. Per questo non vedo altri flussi in uscita, perché la nostra gente sa bene che la scissione non costruisce nulla.
Con quel soggetto, tuttavia, vi alleerete?
Per allargare il suo successo qualsiasi forza politica persegue delle alleanze. Ma le alleanze si fanno sui programmi. Su quella base, si decide con chi ci si allea e con chi no.
Il suo futuro politico nella nuova segreteria sarà di responsabile esteri?
Credo che la mia storia ed esperienza politica possano dare una mano a Renzi, ma il destino personale non è argomento che mi preoccupi. Faccio politica per passione e dalla politica ho già avuto tantissimo.
E il futuro di Debora Serracchiani sarà ancora nella vicesegreteria del Pd nazionale?
Conosco e stimo Serracchiani e credo che tutti riconoscano la sua dedizione. Poi spetterà a Renzi, che in questa fase si sta giustamente occupando di raccogliere voti, proporre il nuovo gruppo dirigente.
Come stanno governando i grillini di Torino?
Male. Sfatiamo il mito di Appendino brava amministratrice. Il nuovo sindaco non ha una visione né un progetto per la città. Non a caso, priva di cultura ed esperienza di governo, la giunta M5S sta trovando grave difficoltà a chiudere il bilancio.
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