Fase 2, tremila firme in poche ore contro le «follie» del governo

Confcommercio e Confartigianato incalzano la Regione perché batta i pugni a Roma. «Migliaia di imprese rischiano lo stop: già si sentono le prime tensioni»

TRIESTE Tremila firme raccolte in poche ore per chiedere al presidente della Regione Massimiliano Fedriga di fare pressioni sul governo per riaprire le imprese del terziario. A promuovere la petizione è stata Confcommercio Fvg, scesa in campo in maniera decisa contro le scelte nazionale chiamando a raccolta tutti gli operatori coinvolti e raccogliendo anche l’appoggio di Confartigianato Fvg. Una mobilitazione compatta, insomma, per «far valere a Roma le ragioni di un territorio che può e deve poter riaprire le imprese prima delle date fissate dal premier» ovvero il 18 maggio e il primo giugno.



L’iniziativa è partita direttamente dal presidente Giovanni Da Pozzo il quale definisce «improvvido» l’ultimo decreto del presidente Conte. «Chi lo ha fatto non ha la consapevolezza di come stanno realmente le cose, ma si nasconde dietro a comitati scientifici che stanno mandando a pezzi l’economia del Paese». Secondo Da Pozzo, alla guida anche della Camera di Commercio di Udine, le imprese più a rischio sono le 22 mila del commercio e del turismo. «Di queste - spiega - una gran parte non potrà riaprire fino a giugno e questo è grottesco: credo che molti non riapriranno più non essendo in grado di arrivare a fine anno».



Le date delle riaperture di bar, ristoranti e negozi per la cura della persona, come barbieri ed estetiste, è stata indicata come detto al primo giugno, mentre per le altre attività si potrà alzare la serranda dal 18 maggio. Il sostegno assicurato al comparto però, secondo Confcommercio, al momento è ancora poco concreto. «Le persone - attacca Da Pozzo - stanno ancora aspettando la cassa integrazione di marzo mentre i 600 euro sono una elemosina. Anche i contributi per la liquidità non sono altro che un indebitamento e raccontano fandonie sulla facilità nell’ottenerli. La Banca d’Italia ha spiegato come gli strumenti del governo non dovrebbero essere incentrati sull’indebitamento ma a fondo perduto come fatto in altri Paesi. Del resto quando si vive nel palazzo non si capisce cosa succede fuori, le prime tensioni stanno iniziando con tono non aggressivo, quando poi ci saranno chiusure e licenziamenti il disagio sociale sarà molto elevato».



Le ripercussioni della crisi sulle persone sono un tema rilanciato anche da Graziano Tilatti, alla guida di Confartigianato Fvg: «Eravamo convinti che domenica il premier avrebbe dato il via a una fase di transizione per poter riaprire. Ricevo telefonate e gridi di allarme preoccupanti perché ci sono persone che vedono un progetto di vita saltare». Secondo le prime stime di Confartigianato Fvg il 10/15% di imprese potrebbe abbandonare - si tratta però di persone vicine all’età della pensione -, mentre un altro 20% potrebbe invece abbandonare poco dopo. «Parliamo di posti di lavoro soprattutto concentrati nel turismo, nella manutenzione collegata e sui servizi alla persona. Parliamo di progetti di vita cancellati», aggiunge Tilatti.



Resta poi l’incognita sul turismo, una situazione drammatica non essendoci neanche un piano da Roma per avviare la fase due, denunciano insieme Da Pozzo e Tilatti.

L’obiettivo della raccolta firme è di raggiungere le 5 mila sottoscrizioni, un numero che verosimilmente sarà superato visto che in meno di otto ore è stata girata la boa delle 3 mila. —
 

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