Fase 2, protestano artigiani e commercianti isontini: Cormons apre la rivolta

Domani gli operatori economici collinari consegneranno le chiavi delle loro attività Ieri il flash mob delle saracinesche. Confcommercio Gorizia: imprese condannate
Bumbaca Gorizia 28.04.2020 Take away bar, Centrale @Pierluigi Bumbaca fotografo
Bumbaca Gorizia 28.04.2020 Take away bar, Centrale @Pierluigi Bumbaca fotografo

CORMONS Ha scelto il significativo hastagh #acasapersempre Confcommercio Fvg per lanciare la petizione online su change.org con cui si chiede di riaprire subito le imprese legate ai settori Commercio, Turismo e Servizi. Una raccolta firme indirizzata al governatore Fedriga l’ha avviata anche Confartigianato che come sottolinea il direttore generale Marco Gobbo, su richiesta delle associate del Comparto Benessere Erika Coceani e Antonella Paoletti, a Gorizia è pronta a consegnare le chiavi delle attività se non arriveranno segnali di una possibile apertura anticipata all’11 maggio.



Intanto Cormons precorre i tempi: già domani i commercianti si ritroveranno alle 10 per protestare nella piazza d’Arme dell’ex caserma Amadio. «Confcommercio, Confartigianato, Cuormons, Consorzio Collio, Enoteca, mondo agricolo, rappresentanti dei liberi professionisti, Consulta commercio e Industria - scrive il rappresentante mandamentale Confcommercio Paolo Vecchiet - si troveranno tutti insieme per protestare in modo ordinato e civile verso i provvedimenti ministeriali, ritenuti tanto inaccettabili quanto insostenibili».



Un prologo intanto si è registrato ieri sera con le luci accese in maniera simbolica nei locali di Gorizia, Cormons e di tutto l’Isontino per un altro flashmob promosso da ConfCommercio.



«Nonostante il report Inail consideri a basso rischio l’attività di commercio al dettaglio il famigerato allegato 1 conferma sostanzialmente le prescrizioni del 10 aprile. Tradotto: tutto il mondo della moda ancora fermo fino al 18 maggio. Il segno meno del settore si attesta al 100%». Risultato? Gruppi WhatsApp che esplodono con messaggi per lo più irripetibili. Fermo anche il turismo, segno meno 95%.

Chiude il poker dei settori più colpiti la somministrazione, che sin qui ha segnato un meno 68%, ma che per riaprire dovrà attendere l’1 giugno. Con la sola consolazione dell’ok a riprendere l’asporto. Fipe stima altri 9 miliardi di danni che portano le perdite stimate a 34 miliardi in totale dall’inizio della crisi.



Come presidente di Confcommercio Gorizia Gianluca Madriz non ci vede più. «Nessun riferimento ad aiuti concreti, immediati, certi. I provvedimenti già introdotti per i finanziamenti agevolati non bastano assolutamente: i nostri dipendenti stanno ancora aspettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare, i 25 mila euro garantiti al 100% sono soprattutto un titolo goloso per i giornali. Il sistema Confidi fa quello che può. Ma con questi presupposti, semplicemente, il fardello dei prestiti diverrà in breve tempo il macigno del debito. Forse non è chiaro che si stanno condannando a morte decine di migliaia di imprese. La misura è colma. L’agenda di Fase 2 è folle. Confcommercio Fvg ha rinvigorito l’appello insonne al presidente Fedriga a salvare commercio e turismo. Ci batteremo con ogni mezzo per evitare che l’incapacità della politica nazionale di prendere decisioni coraggiose e commisurate alla situazione sanitaria nelle diverse regioni si traduca in un disastro sociale ed economico di proporzioni gigantesche». Antonella Pacorig, presidente Federmoda, rincara: «Alla luce dell’apertura ai negozi di abbigliamento per bambini, alla classificazione in categoria a basso rischio Inail, e all’impegno della nostra federazione di riferimento a partecipare alla stesura di protocolli specifici per il nostro settore è allucinante la decisione adottata dal governo. Siamo scioccati. Il nostro settore è altamente stagionale, si basa sull’acquisto dei due collezioni e i nostri negozi chiusi sono pieni di nuovi arrivi che nessuno ha ancora mai potuto vedere: economicamente una tragedia. La riapertura non significherà certo un’immediata ripresa dei consumi, ma ci adatteremo. Oggi ogni strategia ci è negata».

Non diversa la posizione di Piero Aita, presidente del gruppo Pubblici Esercizi. «Il nostro sarà, con il turismo, il settore che farà più fatica a uscire da questo incubo, a causa delle misure di distanziamento che non finiranno certo con le riaperture. Non basta aprire al più presto, ma anche e soprattutto con regole certe e applicabili, secondo il principio invocato dalla nostra categoria del minimo sacrificio (economico e burocratico) per la massima precauzione». Chiude Josko Sirk, presidente Federalberghi di Gorizia. «Nel settore ricettivo, e in tutta la filiera del turismo, il dibattito e la preoccupazione si spostano, anche più che per i pubblici esercizi, dall’apertura alla fiducia. Senza condizioni organizzative e gestionali sostenibili, e una comunicazione e un generale approccio all’insegna del buon senso che coinvolga anche gli organismi di controllo, non ci saranno le condizioni per una prima ripresa del mercato turistico nazionale, indipendentemente dalla fine del lockdown. E il settore del turismo è tra quelli meno toccati dagli interventi, seppur insufficienti, sin qui messi in campo: i 25mila euro garantiti al 100% sono una soglia evidentemente ridicola per una struttura alberghiera. Gli aiuti per i canoni di locazione hanno interessato categorie catastali che non includono le nostre strutture. Un intervento a sostegno del turismo, concreto, a bassa burocrazia insomma». —

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