Fasan eletto sindaco a Monfalcone, l’effetto Cisint ha superato le aspettative
La prima, prevedibile conseguenza di una vittoria politica di tali proporzioni si avrà quindi proprio sul terreno degli equilibri interni alla coalizione

L’effetto Cisint c’è stato. E, con ogni probabilità, è andato persino oltre le aspettative. Lo slogan “Io non mollo questa città”, ripetuto come un mantra durante la campagna elettorale dall’ex sindaca volata a Bruxelles, è stato evidentemente interpretato come una rassicurante promessa da un’ampia fetta di elettori. Convinti che, almeno in questo momento storico, non possa esistere una Monfalcone senza di lei.
Lo testimonia un successo personale senza precedenti: 1.609 preferenze, la metà di quelle ottenute complessivamente dalla Lega di cui era capolista. Partito che, proprio grazie all’effetto Cisint, supera di 7 punti la civica in cui mosse i primi passi il delfino Fasan; ottiene un consenso tre volte superiore rispetto a quello di FdI e lascia a distanza siderale quell’alleato, Forza Italia, da cui in molte occasioni l’ex prima cittadina ha preso, seccata, le distanze.
La prima, prevedibile conseguenza di una vittoria politica di tali proporzioni si avrà quindi proprio sul terreno degli equilibri interni alla coalizione. Se già prima Cisint era abituata a muoversi in piena autonomia, finendo per polarizzare il dibattito - o con me o contro di me -, d’ora in avanti, forte di questo plebiscito bis, avrà le mani ancora più libere. Con buona pace di Fasan, a cui toccherà il non semplice compito di dimostrare di essere qualcosa di più di una «creatura politica» di Anna.
Ma c’è poi un altro, e ben più scivoloso, piano su cui si misurerà la vittoria di ieri. Quello dei rapporti con la comunità islamica. Comunità indicata apertamente da Cisint come una minaccia per il futuro di Monfalcone, perché portatrice sana, a suo dire, di condotte che rischiano di stravolgere i valori del territorio, dalla bigamia all’imposizione della Sharia nella vita pubblica. Rischi che ovviamente non si concretizzeranno - la bigamia, in Italia, è un delitto contro la famiglia punito dal codice penale, e le istituzioni repubblicane hanno tutti gli anticorpi per resistere ad improbabili assalti teocratici -, ma che hanno comunque fatto breccia in tanti elettori, alimentando ulteriormente il sospetto verso la popolazione straniera. Quella narrazione - a cui il centrosinistra non ha saputo evidentemente contrapporre un’alternativa efficace, e che è stata in un certo senso favorita dal fallimentare esperimento della lista di Italia Plurale - si è già tradotta in passato nel durissimo scontro sui centri di preghiera. E il timore, ora, è che si possa inasprire ancora di più la convivenza con migliaia di residenti di origine bengalese che qui vivono, lavorano e crescono i propri figli. E che qui rimarranno perché nessuna vittoria politica, neppure la più schiacciante, potrà annullarne la presenza. —
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