Farmacisti: è vero, l’Ass non ha risparmiato

L’Ordine dei farmacisti dà ragione alla Corte dei conti che imputa a chi ha diretto la sanità triestina e regionale tra il 2004 e il 2008 un danno erariale di 6 milioni e mezzo di euro per non aver incrementato la distribuzione «diretta» dei farmaci. Sostanzialmente, fuori dalla farmacia, nelle sedi sanitarie, e dunque alla metà del costo per il servizio pubblico.

I direttori generali Franco Rotelli e Franco Zigrino hanno reagito duramente all’accusa, ma adesso il presidente dell’Ordine provinciale dei farmacisti Marcello Milani entra nella controversa questione, che per altra via (con un ricorso al Tar) ha creato uno scontro frontale tra Federfarma, il sindacato dei titolari di farmacia, e la Regione.

Milani, che ne ha già scritto all’assessore regionale Vladimir Kosic, difende così anche l’immagine dei farmacisti: «Potrebbe sembrare che la categoria abbia tratto un grosso guadagno dalle politiche che la Corte dei conti imputa in merito alla distribuzione diretta del farmaco, in realtà non è così. Ciò che la Corte dei conti imputa ai vertici dell’Azienda sanitaria tra 2004 e 2008 e che a mio avviso - prosegue Milani - verrà imputato anche agli attuali amministratori, è il non aver dato seguito alla delibera della giunta regionale del governatore Illy che su proposta dell’allora assessore Ezio Beltrame diede attuazione alla legge 405/01 anche nella nostra regione».

Quella legge dava tre indicazioni sui farmaci: stipulare accordi con le farmacie affinché distribuissero le medicine che richiedono un controllo costante anche nelle farmacie, allo stesso prezzo previsto per le strutture sanitarie; assicurare l’erogazione diretta per chi ha assistenza domiciliare e residenziale; garantire la continutà assistenziale con consegna dei farmaci dopo un ricovero, per un primo ciclo.

Sul primo punto il Friuli Venezia Giulia annunciò «accordi in corso». Milani afferma: «La convenzione fu stipulata tra la Regione e l’allora presidente di Federfarma Degrassi, ma l’accordo è stato applicato solo a Pordenone. Intanto i cittadini sono costretti ad attraversare la città per avere i farmaci dai distretti, e non nelle farmacie con quel tipo di distribuzione detta “per conto di”, e il servizio sanitario ha avuto un maggiore esborso. Distribuendo “per conto” con un minimo rimborso alle farmacie, si sarebbero risparmiati 4 milioni e 800 mila euro in 5 anni semplicemente attivando un accordo già firmato». Milani dice che oltretutto, facendo lavorare di più le farmacie (sempre garantito il risparmio per l’erario) «si sarebbero assunti almeno 67 farmacisti a Trieste», mentre i cittadini «avrebbero avuto le medicine sotto casa». Un appello in tal senso è stato inviato a Kosic, in nome «dei cittadini più deboli».(g. z.)