Farmacia fallita per debiti. È la prima volta a Trieste

È successo quello che nessuno si sarebbe aspettato. Per la prima volta a Trieste una farmacia fallisce.
Il titolare ha portato i libri in Tribunale, il giudice fallimentare ha nominato un curatore fallimentare. Come se fosse un negozio qualunque. È stato però deciso che la farmacia non chiuderà i battenti. La legge in materia sanitaria consente che in questi casi possa essere autorizzata all’esercizio provvisorio, al massimo per 15 mesi. Responsabile gestionale è diventato il curatore nominato dal giudice, responsabile professionale resta il farmacista, procedura cui anche l’Azienda sanitaria ha dato ufficialmente il proprio benestare.
Motivo del tracollo: debiti verso case farmaceutiche, debiti gestionali. Farmacia fallita: “Santa Maria Maddalena” con sede in via dell’Istria 33. Titolare, ma da ora in poi direttore tecnico a titolo gratuito, il farmacista Franco Baldassarre, ieri irraggiungibile.
«Sono molto dispiaciuto, la crisi delle farmacie è grande, con la diffusione dei farmaci generici l’anno scorso il Servizio sanitario nazionale ha risparmiato almeno il 10%, la percentuale che arriva ai farmacisti su cifre così basse rende però difficile l’equilibrio economico, ma a memoria d’uomo a Trieste mai una farmacia era fallita» afferma il presidente dell’Ordine, Marcello Milani. Stessa diagnosi da Alessandro Fumaneri, presidente di Federfarma, l’organizzazione di categoria: «Le ricette non sono calate, ma gli introiti sì, chi non trova nuove fonti di guadagno soffre, specie se in precedenza aveva fatto investimenti importanti. In farmacia si vende anche altro rispetto alle medicine, ma la gente non ha soldi. Noi si lavora di più, si guadagna di meno».
Curatore fallimentare nominato dal Tribunale è il commercialista Giovanni Turazza. «Il fallimento è stato decretato su istanza del farmacista stesso, non dei creditori - dice Turazza - e l’udienza di verifica dello stato passivo, quando i creditori potranno manifestarsi (annunciandosi 30 giorni prima), è fissata al 16 giugno. È stato disposto l’esercizio provvisorio perché in certi casi la chiusura dell’attività porterebbe danni ancora più gravi, e l’obiettivo da raggiungere in questi 15 mesi interlocutori è la vendita della farmacia, più favorevole se l’attività è in corso. Ma in questo periodo per i cittadini nulla cambia: l’attività è regolare, come sempre».
È stato Turazza a chiedere che il farmacista continui, a titolo gratuito, la direzione tecnica, vista la natura particolare del “negozio” di medicine. I giudice delegato ha autorizzato, l’Azienda sanitaria ha assentito. «Il responsabile gestionale e rappresentante giuridico sono io - prosegue Turazza -, il dottor Baldassarre è in pratica il direttore sanitario».
Nell’ambiente la notizia è circolata di bocca in bocca e al dispiacere per il collega si unisce la paura per se stessi: i farmacisti da tempo lamentano un vistoso calo di affari. Si parla di un’altra sola farmacia fallita in regione, ad Amaro, e di due che hanno “capottato” a Parma. Brutti segnali, specie se confrontati coi decenni passati quando il farmacista era considerato un facoltoso.
«Siamo nello stesso tempo professionisti e commercianti - aggiunge Fumaneri - e reggiamo il carico di due problemi in uno». «Adesso anche le banche vengono meno in soccorso - rileva Milani -, una linea preferenziale la mantengono, ma in questa situazione non basta».
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