Fare i cappotti termici senza abusi edilizi: lo spiega una delibera

Magr

il caso

No alla deregulation dei “cappotti” a scopo di risparmio energetico: a fronte di una vera valanga di richieste rotolata negli uffici, il Comune interviene con una triplice linea-guida per dirigere il traffico dei molti cantieri, sorti per sfruttare il vantaggio fiscale dell’ecobonus (110%) e del rifacimento delle facciate (90%). Il documento, messo a punto dall’Urbanistica e dall’Immobiliare, è di imminente approdo in giunta. La delibera parte da una premessa: i “cappotti” tendono a insistere sul suolo pubblico, su strade e marciapiedi, rischiando di creare «potenziali abusi edilizi». Il Comune considera tre fattispecie. La prima riguarda i “cappotti” ricadenti in zona a vincolo paesaggistico: bisogna presentare richiesta di autorizzazione se gli stabili superano i 70 anni di età e se i “cappotti” cambiano l’aspetto dell’edificio in termini di colore e di parti ornamentali.

La seconda categoria concerne i “cappotti” su edifici privati ricadenti in area totalmente privata. Vale quanto previsto nel caso precedente e comunque occorre una pratica edilizia redatta da un professionista abilitato. Il Municipio valuta «opportuno» che l’opera riqualificativa non modifichi/elimini fregi, decori, lesene.

La terza tipologia è quella più interessante: cosa fare quando il “cappotto” ricade o prospetta suolo pubblico? Innanzitutto non è consentita l’occupazione del marciapiede, in quanto ne ridurrebbe l’ampiezza. Però, poichè al Comune sta a cuore il patrimonio edilizio, si può fabbricare il “cappotto” a 2,5 metri di altezza sul marciapiede o - se non c’è il marciapiede - a oltre 4,5 metri sopra la strada. Lo spessore massimo consentito è di 15 centimetri. Ma c’è modo di dribblare queste misure, qualora siano attuati “cappotti” «di elevato livello tecnologico entro due centimetri di spessore», perchè con questo pedigree qualitativo l’intervento viene considerato irrilevante per l’occupazione di suolo pubblico. Ma la delibera non classifica gli «elevati livelli tecnologici»: chi li deciderà?—Magr

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