Fantoni: «E' solo l’inizio. Ora in Porto vecchio a Trieste la scuola per ricercatori»

«Il mio sogno? Il Summer Institute che studi la sostenibilità. Scommessa vinta anche grazie all’innovativo apparato tecnologico: ha funzionato molto bene»
Stefano Fantoni, soddisfatto “Champion” di Esof2020 Foto di Andrea Lasorte
Stefano Fantoni, soddisfatto “Champion” di Esof2020 Foto di Andrea Lasorte

TRIESTE ESof2020 è una scommessa che è stata vinta da tutto il sistema Trieste, perché ha consentito di centrare l’obiettivo più importante, quello di dare voce alla scienza e alla tecnologia sul tema all’ordine del giorno e che sta maggiormente a cuore alla società, la pandemia, per offrire un contributo alla risalita post-crisi.

Fantoni: "Esof scommessa vinta, ora il futuro a cominciare dal summer institute sulla sostenibilià"

Stefano Fantoni, champion di Esof2020, spiega così la sua soddisfazione per un Euro Science Open Forum come non se ne sono mai visti: un evento che è stato plasmato - sia dal punto di vista organizzativo che contenutistico - per rispondere alle esigenza di un mondo che forse davvero non sarà più come prima. «Abbiamo ricevuto molti ringraziamenti per aver organizzato ugualmente il Forum nonostante il momento delicato e drammatico», sottolinea. Non è stato semplice, ma grazie a un apparato tecnologico eccellente, su cui abbiamo investito molto, la riorganizzazione delle conferenze in modalità ibrida, in parte in presenza in parte da remoto, ha funzionato perfettamente».

La conferenza-stampa di ieri mattina in Porto vecchio durante la quale è stato fatto un bilancio (positivo) su Esof cogliendo tutti gli aspetti più significativi Foto di Andrea Lasorte
La conferenza-stampa di ieri mattina in Porto vecchio durante la quale è stato fatto un bilancio (positivo) su Esof cogliendo tutti gli aspetti più significativi Foto di Andrea Lasorte


Certo la contingenza non ha aiutato a incrementare le presenze in loco...

Era inevitabile, ma la partecipazione in presenza è stata rafforzata dai molti cittadini e visitatori di prossimità, sloveni e quant’altro. La scelta di mantenere all’interno degli spazi rinnovati di Porto vecchio alcune esposizioni di Science in the City Festival ha contribuito a riempire i grandi volumi che avevamo a disposizione e ad avvicinare il pubblico, grazie alla trasmissione su maxischermi di alcune conferenze, anche alla parte più squisitamente scientifica della manifestazione.

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E la presenza di scienziati europei?

A fronte di un numero inferiore, ma molto qualificato, di colleghi europei che sono fisicamente venuti a Trieste abbiamo registrato una grandissima partecipazione in remoto: se sommassimo i numeri degli scienziati in presenza e di quelli che si sono collegati in remoto andremmo oltre i numeri che ci eravamo prefigurati a luglio.

Oltre 150 eventi tra virtuale e reale: Esof 2020 si interroga su Covid e scienza
la presentazione di Esof (Bruni)
Oltre 150 eventi tra virtuale e reale: Esof 2020 si interroga su Covid e scienza
la presentazione di Esof (Bruni)


Oltre all’apparato tecnologico cos’altro è stato apprezzato dagli ospiti della manifestazione?

C’è stato molto interesse rispetto a quanto emerso nella discussioni che riguardavano la pandemia: la parola Covid è stata pronunciata migliaia di volte. Credo che abbiamo centrato l’obiettivo di offrire un contributo prezioso su questo tema, con elementi di novità. Ma è stato molto apprezzato anche l’aspetto estetico e funzionale del centro congressi, che ha sorpreso positivamente triestini e ospiti illustri.

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E la modalità ibrida?

Se l’ibrido funziona tecnologicamente bene è quasi meglio della modalità tradizionale, perché i panel in presenza a volte risultano un po’ paludati, mentre l’ibrido, se realizzato con una tecnologia di qualità, è forse addirittura più dinamico.


Cosa l’ha emozionata maggiormente in questi giorni?

Vivo a Trieste da tempo e vedere questo movimento di persone senza precedenti in Porto vecchio mi ha emozionato molto. Ci siamo sentiti un po’ dei propiziatori della rinascita di questo luogo. Ma mi sono commosso anche per le discussioni interessanti che sono nate in questi giorni: si è creato un dialogo tra scienziati e tra diverse discipline, cosa non scontata vista la modalità inedita del forum. Infine è stato emozionante sentir parlare così tanto di sostenibilità: avevamo puntato molto su questo tema e siamo soddisfatti per l’interesse che ha suscitato. Ne hanno parlato davvero in tanti, dall’economista statunitense Jeffrey Sachs al Ceo di Leonardo Roberto Cingolani.

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A sinistra il direttore della rivista scientifica Lancet, Richard Horton, in una foto tratta dal web; a destra il pubblico assiste a una conferenza di Esof 2020 (foto Bruni)


Qualche aspetto che avrebbe potuto essere migliore?

Mi sarebbe piaciuto vedere molto più giovani studenti assistere alla manifestazione. Probabilmente in molti l’hanno seguita da remoto, alcuni sono venuti accompagnati dai propri docenti. Ma avrei voluto vedere un loro maggior coinvolgimento: è stata un’occasione unica per trattare temi importantissimi in un’ottica interdisciplinare.

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Che lezione ha imparato la scienza dalla pandemia?

Scienza e ricerca devono rivedere un po’ se stesse, prestare maggiore attenzione alle problematiche della società e mettersi in gioco per trovare soluzioni nuove: è il momento giusto per farlo. E l’altra lezione riguarda la multidisciplinarietà: su macrotemi come la sostenibilità e la crisi pandemica bisogna lavorare insieme. Credo sia bene che ci sia un posto dove lo si urla a gran voce: Esof2020 è stato anche questo.

Quale sarà l’eredità di Esof2020?

Trieste porterà avanti il Green New Deal perorato dall’Ue con un Summer Institute dedicato agli studi sulla sostenibilità, che conto avrà sede in Porto vecchio, un luogo che racconta la storia di Trieste e che Esof2020 ha riportato alla vita. —




 

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