“Falsi” prosciutti a marchio San Daniele, Fantinel in arresto
PORDENONE. L’inchiesta sui prosciutti Dop, aperta dalla Procura di Pordenone, è arrivata al suo primo snodo cruciale. A otto dei 29 indagati è stata notificata ieri l’ordinanza di custodia cautelare.
Gli arresti Sono agli arresti domiciliari allevatori, produttori, semplici dipendenti e un veterinario. La notifica è arrivata all’ex presidente della Triestina Calcio Stefano Fantinel, 47 anni, di San Daniele del Friuli (chiamato in causa quale componente il cda di Gruppo Carni Friulane, società dalla quale si è dimesso, però, dallo scorso maggio), agli allevatori Carlo Venturini, gemonese di 56 anni, Sergio Zuccolo, 55 anni, di Varmo, già presidente Suinicoltori dell’Associazione allevatori Fvg, Renzo Cinausero, 47 anni, di San Martino al Tagliamento, al produttore di insaccati Loris Pantarotto, 56 anni, di Morsano al Tagliamento, a Michele Pittis, 46 anni, di Codroipo, dipendente del macello, a Elena Pitton, 39 anni, di Zoppola, dipendente di Gruppo Carni Friulane e a Aurelio Lino Grassi, veterinario di Campoformido, 64 anni.
Le ragioni del provvedimento In 200 pagine (con intercettazioni ambientali e telefoniche), d’ordinanza il gip Roberta Bolzoni, su richiesta del pm Marco Brusegan, ha motivato gli arresti domiciliari per gli otto indagati. Per tutti è ipotizzato il pericolo di reiterazione del reato, per quattro (Zuccolo, Cinausero, Pittis e Pitton) anche il pericolo d’inquinamento delle prove.
Le accuse La Procura di Pordenone contesta a vario titolo ai 29 indagati le ipotesi di reato di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti alimentari, frode nell’esercizio del commercio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (per un contributo legato alla ristrutturazione del macello), una contravvenzione per violazione del testo unico sull’ambiente. A nove indagati (tra i quali gli otto arrestati ieri) si contesta anche l’associazione per delinquere.
Il punto di partenza Le antenne dell’Ispettorato repressione frodi (Icqrf) si sono drizzate nei primi mesi 2016, a seguito di alcune segnalazioni. Sono partiti così i primi controlli, che hanno coinvolto l’intero Nord Italia, sulla filiera dei prosciutti Dop di Parma e San Daniele.
Il sospetto era che alcune aziende non stessero rispettando in toto il disciplinare di produzione. In particolare sul peso dei suini inviati al macello: sarebbe stato superiore ai 176 chili prescritti per un suino San Daniele Dop. Finché, nel febbraio scorso, sono scattate su impulso delle Procura di Pordenone e Torino le perquisizioni nelle imprese attive nel settore suinicolo e nella fornitura di materiale genetico agli allevamenti.
Gli ispettori hanno identificato in alcune aziende verri danesi, con documenti che invece attestavano la loro provenienza italiana. «Ci teniamo a ribadire che non c’è alcun pericolo di problemi sanitari o per la salute dei consumatori. Stiamo solo facendo delle verifiche sul rispetto dei disciplinari di produzione» sottolinea Gianluca Fregolent, direttore dell'Ispettorato repressione frodi Triveneto.
I test del Dna Il punto – ancora da dimostrare – è un altro: i verri stranieri sono stati o no utilizzati per fecondare le scrofe? Se così fosse, sarebbe stato violato il disciplinare di produzione del San Daniele, che prescrive rigorosamente un verro con pedigree italiano.
Ma se così non fosse l’impianto accusatorio si sfalderebbe. Ecco perché a febbraio sono stati raccolti più di 400 campioni di materiale genetico suino nelle aziende zootecniche. Il risultato dei test del Dna, attesi ad agosto, sarà determinante per il destino dell’inchiesta.
La difesa Cominceranno già stamane i primi interrogatori di garanzia. «Abbiamo evidenza – dichiara l’avvocato Maurizio Conti, che difende Venturini e Zuccolo – di prove né tecniche né scientifiche che suffraghino l’ipotesi, da noi contestata, di un impiego di linee genetiche non consentite dalla Dop San Daniele».
Gli avvocati Conti e Paolo Panella che assistono Fantinel hanno già preparato il ricorso al Tribunale del riesame di Trieste contro la misura cautelare. Panella è ottimista: «Confidiamo che la posizione di Fantinel sia chiarita con l’interrogatorio di garanzia al gip. Siamo molto sereni e certi che la giustizia rivedrà le accuse. La misura è stata motivata con un incarico nel Gruppo Carni Friulane che Fantinel non ricopre più da maggio. Probabilmente non era stato aggiornato il registro delle imprese quando la richiesta della Procura è partita».
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