Fallite due società del Gruppo Uljanik. In 300 senza lavoro

Avviati i procedimenti perché maturate le condizioni di legge. L’inizio della fine dello storico cantiere di Scoglio Olivi

Pisino. Il Tribunale amministrativo di Pisino ha avviato il procedimento fallimentare nei confronti delle imprese Uljanik Tesu e Strojogradnja Diesel, che operano all'interno del Gruppo Scoglio Olivi. Si può dunque parlare di fallimento parziale per il colosso navalmeccanico di Pola che seondo varie valutazioni spiana la strada a quello dell'intera compagnia. Gli occupati della Tesu sono 65, producevano motori elettrici per le navi e gruppi elettrogeni per locomotive e piccole centrali idroelettriche.

La giudice Tijana Licul ha respinto la proposta di proroga del direttore Vladimir Potnar secondo cui alla Tesu bisognava dare un'altra possibilità come fatto con le altre società del gruppo. «Sono maturate tutte le condizioni per l'avvio del drastico provvedimento - ha detto ilgiudice - ossia il conto è rimasto bloccato ininterrottamente per 120 giorni, causa il disavanzo pari a 515.000 euro». «Tuttavia - ha precisato - ciò non significa necessariamente il blocco dell'attività produttiva nel caso si arrivasse all'accordo con la società finlandese Wartsila Finland intenzionata a commissionare alle maestranze polesi una serie di generatori di corrente». Analogo il discorso per la Tesu con il partner strategico italiano Ips.

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Successivamente dopo un'udienza a parte, la stessa giudice ha proclamato il fallimento pure nella Strojogradnja Diesel che si occupa dell'assemblaggio dei propulsori delle navi. Opera in due reparti produttivi, uno a Pola con 130 dipendenti e l'altro a Fiume con un centinaio di addetti. «Anche in questo caso - ha spiegato il magistrato - sono maturate le condizioni per il procedimento fallimentare».

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Il direttore della società Milko Mihovilović ha dichiarato che la drastica decisione era nell'aria. «Sulla questione - ha spiegato - gli occupati avevano assunto posizioni differenti, quelli di Pola erano favorevoli al fallimento onde porre fine all'agonia che dura da troppo tempo. Quelli di Fiume erano invece propensi al rinvio fino a che non sarà chiaro il futuro dei due cantieri soprattutto il Tre Maggio, in riferimento alla risposta degli investitori cinesi attesa nei prossimi giorni». —

P.R.

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