Fallimento Luci, sequestrati immobili e conti bancari

Il pm contesta ad Alberto Luci e a Nevia Longhino oltre un milione di euro di evasione fiscale: fatture false poco prima del crac dell’impresa di costruzioni
Di Corrado Barbacini
Foto Bruni 23.11.13 Via Guicciardini 4
Foto Bruni 23.11.13 Via Guicciardini 4

Oltre un milione e 250mila euro di evasione fiscale per mezzo di false fatturazioni. È questa la cifra che il pm Matteo Tripani chiede ad Alberto Luci, 41 anni, e alla madre Nevia Longhino, 71 anni, nell’ambito del fallimento della Luci costruzioni Spa. Per questo motivo il giudice Laura Barresi ha disposto il sequestro preventivo dei beni riconducibili a Luci e Longhino fino alla concorrenza della somma appunto di un milione e 250mila euro.

Il blitz è scattato l’altra mattina. I finanzieri del Gruppo Trieste, su incarico del pm Tripani, hanno posto i sigilli su alcune proprietà di Nevia Longhino. In particolare si tratta di un appartamento composto da 11 stanze in via Guicciardini 4 a Scorcola, di una villa con piscina a Lignano, di alcuni garage in via Commerciale. Ci sono anche le somme giacenti nei conti correnti di Alberto Luci depositati alla Cassa di risparmio del Fvg, alla Bcc del Carso, alla Banca popolare di Vicenza e alla Banca di Cividale. In sostanza il pm Tripani ha applicato la legge del cosiddetto “sequestro per equivalente”, norma che fa riferimento ai reati fiscali e cioè all'evasione fiscale.

La vicenda nasce dalle indagini successive al fallimento della Luci costruzioni in cui sono emerse presunte responsabilità degli amministratori per l’ipotesi di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. In particolare gli investigatori hanno puntato l’attenzione sull’acquisto delle quote della società Villa Miramare di Grado per un importo di circa un milione 100mila euro. Un prezzo ritenuto 10 volte superiore al valore nominale delle quote. Nevia Longhino come amministratrice della società ha appaltato una serie di lavori di restauro e progettazione alla Luci costruzioni per una somma complessiva di un milione 620mila euro. Ma i finanzieri verificando le scritture contabili hanno accertato che il valore della realizzazione è risultato di poco superiore a 500mila euro. Insomma un ricarico del 150 per cento ritenuto non giustificabile per un’azienda di famiglia. Il trucco - secondo la Finanza - è stato attuato quando il 30 marzo 2011, due anni prima del fallimento, la società Villa Miramare ha stipulato con la Luci un contratto di vendita per la somma di 4milioni di euro. In questo modo la società di Nevia Longhino ha ottenuto la neutralizzazione dell’Iva con il credito. Ma in realtà i soldi erano virtuali. Secondo il giudice Barresi le fatture emesse in prossimità del fallimento erano state finalizzate proprio per creare artatamente un credito Iva. Credito fittizio che è stato contabilizzato per la cifra di un milione 250mila euro al momento del fallimento della Luci costruzioni. Da qui il sequestro preventivo per la stessa cifra e di conseguenza i sigilli all’appartamento e alla villa di Lignano.

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