Falesie, il “Rilke” è a rischio esproprio

DUINO AURISINA. Sarà che se ne è parlato tanto, sarà che il centrodestra è all'opposizione a Duino Aurisina e non ci sta a fare da capro espiatorio dell'ira dei pescatori (con annessi canoisti e nuotatori) e sarà anche che le intenzioni originali erano davvero difformi ma chiamata a “battere un colpo” l'opposizione consiliare si fa subito viva e nega risolutamente ogni addebito circa le limitazioni, in via di deliberazione, sugli specchi acquei della Riserva delle Falesie. Di più, tira fuori un'altra “bombetta”, prevedibilmente allo scopo di disinnescarla, contenuta del nuovo regolamento: la possibilità, messa nera su bianco, da parte del futuro Organo gestore dell'area protetta di ricorrere «all’acquisizione anche mediante espropriazione per pubblica utilità delle porzioni di viabilità e sentieristica ricadenti in proprietà privata», individuati negli elaborati del Piano di conservazione e sviluppo come “Sentiero Rilke e Sentieri/percorsi di educazione ambientale”, già approvato.
L'articolo in questione, precisamente il 10 punto 2 del regolamento da portare in Aula, se votato potrebbe in un futuro fungere da grimaldello per superare l'impasse della chiusura del “Rilke”. Sia chiaro: nessuno l’ha detto esplicitamente. Anche se qualcuno, a Duino, ci ha già fatto un pensiero. E a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, diceva Andreotti. «Perché mai – chiede Ret – dovrebbe essere il Comitato di gestione della riserva, composto da esperti ambientalisti, funzionari comunali e rappresentanti dell'imprenditoria, dunque da persone investite concretamente della cura dell'area protetta, a occuparsi di espropri? Ritengo che una tale responsabilità dovrebbe semmai ricadere sul Comune o sulla Regione, no? Una cosa del genere non si è mai sentita, né mai se n'era discusso prima». Ma ciò che ha irritato l'ex sindaco è stata la lettura, o dal suo punto di vista il “revisionismo”, data sul Piano di conservazione e sviluppo della riserva (Pcs), varato dalla sua giunta nel 2009. Nel corso dell'incontro ad Aurisina, infatti, è stato detto in sostanza che l'attuale regolamento discende dalle disposizioni contenute in quel documento.
«Il Pcs – sottolinea Ret – è stato da me fatto con tutt'altro scopo rispetto a quanto presentato nella triste e infausta serata di martedì. Da una seduta di Capigruppo dove ci sono state sì delle scintille ma sostanzialmente costruttive, si è arrivati a una riunione pubblica non solo deludente ma decisamente penosa nella forma e nei contenuti». Ret si dice «personalmente dispiaciuto» per il fatto che è stato tirato in ballo «un Pcs approvato unanimemente dall'allora Consiglio comunale, con l'elogio da parte di tutte le componenti economiche, ambientali e scientifiche». «E di questo – aggiunge -, ne vado fiero. Le parole scelte per quel documento dicono tutto: conservazione e sviluppo, mentre l'attuale regolamento è solo conservazione. Senz'altro se n'era discusso tanto ma mai si è detto fosse un'azione integralista, come invece è stata presentata. Ora si parla di eliminazione totale delle attività economiche tradizionali e della fruizione umana, turistica o sportiva ma il Pcs ragionava esattamente al contrario. Il regolamento doveva, dovrebbe e dovrà educare a un approccio diverso l'uomo e il suo operare, nella conservazione e sviluppo di quel territorio».
«Spero – conclude - che questo resti l'obiettivo per la stesura delle regole da inviare al Consiglio per l'approvazione di un testo rivolto a un futuro di crescita culturale ed economica in un ambiente ideale. Le premesse per un'ottima soluzione condivisa c'erano e mi auguro ci siano ancora. Ma non è vero che il Pcs impone quel regolamento, altrimenti non avrebbe senso disporre un regolamento di attuazione. E se, come preannunciato, la Regione dovesse respingere le nostre proposte, bè, che vada a cercarsi un altro sito. Il Fvg è tanto grande, con posti meno belli ma più adatti a una tutela integrale».
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