«Falconieri in piazza Unità contro i colombi molesti»

«Contro i colombi arruoliamo i falchi». La proposta, che prende spunto da iniziative adottate in altri centri storici italiani, arriva da Germano Pellaschiar. Stufo degli assalti dei piccioni che disturbano i clienti, rubano il cibo offerto agli avventori, rompono decine di bicchieri al giorno sporcando tovaglie e sedie, dopo aver provato mille espedienti il gestore del bar Urbanis si fa capofila di un gruppo di esercenti del centro città per tentare l’ultima carta anti-colombi. «Mi sono già informato – spiega Pellaschiar –, il sistema funziona e bastano cinque sedute. Basta che per cinque volte il falconiere faccia volare il rapace nella zona interessata all’intervento e i colombi spariscono per lo spavento».
Va precisato che il sistema non prevede che i colombi vengano uccisi o attaccati dal falco. Niente vittime, insomma. Il predatore vuole occupare il territorio e la preda deve lasciarlo. Il primo segna l'aria e i suoi confini. Il secondo fiuta e sgomma. I falchi non si trasformeranno in killer ma soltanto in "scomodi vicini". Il rapace è un animale che il piccione non gradisce. Introducendolo, il piccione, che è stanziale, capirà che deve cambiare aria e se ne andrà. «Chi vuole contribuire all’iniziativa – continua il titolare del Bar Urbanis – si metta pure in contatto con me. Dividiamo la spesa e liberiamo i nostri locali dagli assalti dei colombi entro la prossima estate».
Il costo medio di ogni singolo intervento va dai 250 ai 300 euro. Per attuare il metodo - che in termine tecnico è chiamato “Bird control” - serve la collaborazione di un falconiere esperto e qualificato munito delle certificazioni di legge, che utilizzando falchi addestrati disperde e allontana i volatili molesti. In regione sono conosciuti quelli che collaborano con l’aeroporto di Ronchi dei Legionari.
Negli anni a Trieste sono stati messi in atto diversi metodi per fronteggiare gli assalti dei piccioni. I gestori di bar e ristoranti del centro, la zona più amata dai colombi, le hanno provate tutte. Dissuasori ultrasuoni, visivi e perfino le sagome dei falchi sistemate sui tavolini e nell’area circostante il locale. Per non parlare di chi li prende a colpi di scopa o chi usa dei getti acqua per allontanarli. Ma i colombi sono astuti e non ci mettono molto ad abituarsi a qualsiasi espediente, dal momento in cui si rendono conto che è innocuo. Ma con il falco in carne e ossa le cose funzionano diversamente. «Che il sistema dia risultati non ci sono dubbi – valuta l’etologo Paolo Zucca – ma il rischio è che le caratteristiche architettoniche del nostro centro cittadino possano mitigare l’effetto. Va anche tenuto presente che queste iniziative non eliminano il problema ma lo spostano». Nel senso che i colombi spaventati dai falchi non lascerebbero Trieste ma si sposterebbero in una zona diversa da quella “bonificata”. Zucca precisa che in centro città per spaventare i piccioni i falconieri abitualmente non utilizzano il falco reale o pellegrino (questi sì che punterebbero la preda uccidendola) ma rapaci più adeguati a sorvolare spazi più ristretti, come le poiane di Harris «che solo spaventano e non infieriscono sul piccione». «Il falconiere facendolo volare non deve mai perdere di vista il rapace – aggiunge l’etologo –: i falchi hanno bisogno di spazi molto più ampi, di chilometri. Sono più adatti per essere utilizzati in aeroporti, in vasti appezzamenti agricoli».
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