Faceva prostituire il convivente: assolta

Il gigolò pubblicizzava le sue performance sui siti on line a luci rosse. Il tranello di una poliziotta

Tommasini-Trieste-Tribunale
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di Corrado Barbacini

Questa volta si sono ribaltati i ruoli. E’ stata la donna ad essere accusata (e poi assolta) di aver fatto prostituire l’amico gigolò. La vicenda alquanto singolare fa riferimento a una coppia particolarmente aperta che aveva deciso di pubblicare tramite un’agenzia specializzata una serie di eloquenti annunci on line corredati da fotografie proprie nel quale ciascuno offriva la propria disponibilità a incontri a pagamento verso chi ne avesse avuto interesse indicando ognuno un diverso numero di utenza cellulare dove poter essere rintracciati. In parole semplici lui faceva lo gigolò, lei la escort.

Luogo d’incontro anche il loro appartamento ai Trieste intestato però alla escort. L’esca per il gigolò era stata una poliziotta dalla voce sensuale che lo aveva chiamato per una ventina di volte. Per sollecitarlo in modo sempre più assillante a incontrarla e riceverla a casa sua. Lui aveva accettato di ricevere la cliente desiderosa di esperienze trasgressive, la quale sul più bello si era qualificata: «Sono un agente di polizia in missione sotto copertura».

Il blitz aveva concluso un’ indagine riguardante la compagna dell’uomo, intestataria del contratto di locazione dell’appartamento. Doveva insomma servire per dimostrare che quella casa veniva utilizzata per incontri occasionali a pagamento e che la titolare del contratto aveva favorito la prostituzione del marito.

Il giudice Giorgio Nicoli ha assolto la donna con formula ampia. Nella motivazione della sentenza il magistrato rileva che riguardo la trappola tesa dall’agente donna, la convivente non ne era al corrente. Non solo. Osserva che la compagna che proprio quel giorno era andata a Verona dalla madre, non lo poteva sapere. Gli investigatori della Squadra mobile dopo essere venuti a conoscenza dell’attività, peraltro legale, della strana coppia, avevano scoperto che il contratto d’affitto dell’appartamento in centro a Trieste dove i due risiedevano era intestato alla donna. Da qui l’accusa di favoreggiamento della prostituzione nei confronti della donna, la convivente del gigolò, a sua volta asseritamente escort. Per il giudice Giorgio Nicoli non c’è stato insomma nessun reato. La trappola tesa dalla poliziotta dalla voce sensuale non ha portato ad alcun risultato.

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