Ezit in crisi, ultima paga ai dipendenti

Il presidente Zuban in commissione: «Non abbiamo più liquidità». Cosolini: «Pressing per salvare un patrimonio della città»
Uno scorcio dell'area industriale
Uno scorcio dell'area industriale

TRIESTE «Paghiamo i dipendenti ancora per questo mese, poi basta. Non abbiamo più liquidità». Non era mai stato così esplicito il presidente dell’Ezit Stefano Zuban nel descrivere la situazione prossima al dissesto, nella quale naviga a vista l’ente pubblico non economico sorto nel 1953 da un provvedimento del Governo militare alleato. I dipendenti sono 21 (compreso il direttore generale Francesco Forte), 5 dei quali prossimi a transitare all’agenzia territoriale prevista dalla legge regionale “Rilancimpresa”.

Spettro liquidazione sul futuro dell’Ezit
Lasorte Trieste 05/11/11 - Zona Bonifiche, Siti Inquinati

Ieri mattina Zuban ha partecipato alla commissione III del Consiglio comunale, dove, sollecitato dalle domande dei gruppi politici, ha riepilogato la particolarissima e ormai drammatica vicenda fiscale che sta soffocando Ezit, stretto tra pignoramenti degli affitti e ipoteche immobiliari. Equitalia pretende 8,3 milioni e l’Ezit non li ha. Sono intervenuti per capire i termini della questione i consiglieri Menis (M5s), Bassi (misto), Rovis (Tp), Lepore (Pd), Camber (FI), Giorgi (Pdl), Bandelli (A.Ts).

Ha chiuso i lavori lo stesso sindaco Roberto Cosolini, che è stato presidente Ezit dal 1998 al 2001, e che ha garantito un forte pressing sui parlamentari e sulla Regione Fvg a tutela del «patrimonio dell’ente, che è patrimonio della città». Un sottile messaggio a nuora perchè suocera intenda: Cosolini non lo ha detto esplicitamente, ma ha fatto capire che Ezit non è proprietà della Regione. Della serie: non pensi “qualcuno”, nelle more dell’eventuale commissariamento e dell’eventuale liquidazione, di “annettersi” cespiti appartenenti al territorio.

Ezit a rischio dissesto, Regione in campo
La sede di Equitalia

Per il resto Zuban ha ribadito la difficile posizione sua e degli altri sei consiglieri che compongono il cda Ezit. La sola via d’uscita è una norma interpretativa varata in sede parlamentare, che metta fine a un contenzioso in piedi da più di trent’anni. E non sarà la legge di Stabilità ad accoglierla, perchè non prevede interventi legislativi di quel tipo. Nel frattempo, nell’auspicio che a Roma si elabori il classico apriti sesamo, barra a dritta per resistere quanto possibile alle avversità tributarie: comunque no alle rateizzazioni del debito maturato con l’amministrazione finanziaria. Zuban è stato chiaro: «Terremo il punto fin quando possibile, poi siamo pronti a rassegnare le dimissioni». Il presidente ha ricordato che su 7 consiglieri, tre sono di nomina regionale, gli altri quattro sono proposti dalle associazioni imprenditoriali e sindacali «che quindi hanno la maggioranza».

Pressato da domande relative a eventuali responsabilità sedimentatesi nel passato, Zuban ha “scagionato” i suoi predecessori, i quali «si sono comportati correttamente». «Come si fa - ha argomentato - a stimare il plusvalore di un terreno che è stato consegnato gratis all’Ezit e che è stato attrezzato dalla stessa Ezit con risorse pubbliche?». In aula gironzolava celiando Marino Andolina (Fds): «Per analogia Equitalia potrebbe pignorare i carri armati all’Esercito».

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