«Ex Pescheria, un’indagine sui banchi spariti nel nulla»

«È doveroso capire dove sono finite decine e decine di preziosi banchi di marmo dell’ex Pescheria centrale. Oggi apro ufficialmente un’indagine conoscitiva e alla fine consegnerò un dossier nelle mani del sindaco». L’assessore alla Cultura Franco Miracco non ci sta a soprassedere sulla sparizione di quello che era un patrimonio del Comune che nel corso degli anni si è paurosamente assottigliato tanto che i banchi che all’origine erano 146 oggi paiono essersi ridotti a 53 come è emerso nei lavori per l’installazione artistica di Jannis Kounellis. Il “colpo” però non è stato messo a segno tra il 1998, ultimo anno in cui la Pescheria ha funzionato, e il 2002 allorché è avvenuto il trasloco, ma è stato il risultato di un’opera di sottrazione spalmata in un lungo arco di tempo. Claudio Mian è un vecchio pescivendolo triestino e la sa lunga anche se la memoria non gli permette datazioni precise. «Nel 1954 quando ho incominciato a lavorare lì - racconta - i banchi erano sicuramente ben più di cento e il conto è facile perché erano le rivendite a essere all’epoca oltre cento. Poi ci sono stati due episodi negli Anni Ottanta, o magari erano ancora gli Anni Settanta, non ricordo esattamente. Dapprima è stata chiusa una delle porte da cui entravano i clienti e una serie di banchi non più usati è stata tolta. Poi sono stati messi dei frigoriferi per il pesce congelato e altri banchi sono stati levati. Alcuni erano rotti, bastavano delle infiltrazioni d’acqua a spaccare il marmo. Altri non so dove siano finiti: di certo non in altre pescherie, più probabilmente in qualche ristorante. Nel 1998 quando la Pescheria ha chiuso eravamo rimasti soltanto sette venditori e a occhio e croce mi pare di ricordare che i banchi superstiti non fossero più di una sessantina». I conti tornano perché sulla stessa falsariga si registrano altre testimonianze. «Ricordo quel trasloco - afferma Gianfranco D’Iorio titolare della Cooperativa Arianna che lo eseguì - purtroppo così su due piedi non posso trovare le ricevute nell’archivio cartaceo con il numero preciso dei banchi (traslocati in base a una determina comunale del 7 novembre 2002 per l’importo, in base al documento del Comune, di 5mila 478 euro), ma a quanto ricordo personalmente i banchi saranno stati una cinquantina e della mia opinione è anche l’autista che effettuò il trasloco. Alcuni erano composti da due o tre pezzi di marmo separati, ma non credo che il numero debba andare moltiplicato per due e per tre». «Ricevetti io i banchi nelle ex cucine della caserma di via Cumano dove erano stati traportati - ricorda il direttore dell’Area cultura del Comune Adriano Dugulin - erano più o meno 55. Nessun giallo dunque nel 2002, ma probabilmente le sparizioni sono anche la conseguenza di banchi rotti o rovinati nel corso di quasi un secolo, dal momento che il numero di 146 si riferisce all’apertura della Pescheria esattamente cento anni fa, nel 1913». «Probabilmente è andata così, ma comunque va scoperta la loro sorte - conclude Miracco - oltretutto si tratta di manufatti di pregio vincolati dalle Belle Arti. Oggi informerò della questione anche il direttore regionale della Soprintendenza Giangiacomo Martines».
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