Ex Ospedale militare di Trieste, fa flop il bando bis

TRIESTE La ristrutturazione è stata lunga e tormentata, la procedura per la sua attivazione come campus universitario rischia di essere qualcosa di peggio. «Anche la seconda asta per l’ affidamento in concessione dell’ex Ospedale militare è andata deserta», ha annunciato con amarezza ieri il rettore Maurizio Fermeglia. Insoddisfazione doppia. Innanzitutto perché stavolta l’università, dopo il naufragio del primo bando, aveva rilanciato con un chip sostanzioso, mettendo sul piatto 2 milioni di euro come “contributo” ai nuovi gestori.
Poi perché in sede di manifestazione di interesse si erano fatti avanti ben tre raggruppamenti d’impresa, tutti soggetti privati non triestini. Al momento però di presentare l’offerta definitiva (i termini scadevano lunedì) tutti e tre si sono volatilizzati: mai più visti. «Non sono certo tenuti a motivare la mancata presentazione», ha dovuto ammettere il rettore. La prima volta, quando i due milioni non c’erano, si era presentato un solo interessato, ma anche quello al momento opportuno si era eclissato.
Evidentemente la crisi è lontana dall’esaurirsi e le società che si erano fatte avanti, dopo aver fatto due conti, non se la sono sentita di rischiare. Oltre alla gestione infatti chi vinceva doveva farsi carico dell’arredo completo del comprensorio che conta 163 stanze con 239 posti letto, 172 posti auto, portineria, bar, biblioteche, sale di lettura, market, palestra, il tutto distribuito sui 2.162 metri della cosiddetta Casa del comandante e altri 14.276 del corpo centrale collegato. Dei 239 posti alloggio, 176 dovranno essere riservati agli studenti beneficiari delle agevolazioni dell’Ardiss (ex Erdisu) lasciando i rimanenti 63 ad affitto libero per studenti stranieri, ospiti Erasmus, ricercatori, ma anche docenti e borsisti».
Ma tutto questo rischia di restare una cattedrale nel deserto. «Spetterà al consiglio di amministrazione dell’ateneo ora valutare cosa fare - commenta il rettore - se tentare una terza gara o studiare qualche soluzione alternativa. Certo entro l’estate bisogna decidere, ma noi lo sforzo lo abbiamo fatto perché con i nostri bilanci i 2 milioni di incentivazione che abbiamo offerto non sono certo una bazzecola: alzare questa posta francamente mi pare impossibile». D’altro canto non è nemmeno ipotizzabile una gestione in prima persona del campus da parte della stessa università: «Non abbiamo né le competenze, né il personale da distaccare», precisa Fermeglia.
«Quello che ci interessa - aveva affermato al momento dell’emissione del secondo bando il direttore generale Maria Pia Turinetti - è il progetto di gestione: puntiamo a una struttura animata da servizi di qualità, ovviamente sotto il profilo dell'albergaggio ma anche sotto quello, per esempio, del “welcome office” e delle attività formative e di supporto che rendano ricca la vita comunitaria». Nulla di tutto questo, il campus universitario a settembre quando l’attività doveva incominciare a fervere, si presenterà ancora deserto e inanimato.
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