Ex manager Hypo Group vuota il sacco

Nel processo a Klagenfurt sull’aumento di capitale Josef Kircher, già capo del leasing, accusa i vertici: «Azioni truffa»
Di Marco di Blas

UDINE. Uno a uno stanno venendo al pettine tutti i nodi giudiziari di Hypo Group. A Klagenfurt si è iniziato un nuovo processo – il sesto della serie - che vede sul banco degli imputati gli ex direttori generali Wolfgang Kulterer e Tilo Berlin, con altri ex dirigenti della holding. I reati contestati risalgono agli anni 2006-2008. La banca ha bisogno di capitale fresco e decide di emettere azioni privilegiate per 100 milioni. Ma non vengono vendute al miglior offerente, bensì a una dozzina di personaggi ben ammanigliati dell’economia austriaca, tra cui Ingrid Flick, vedova del multimiliardario tedesco Friedrich Karl Flick.

Alla stipula di acquisto delle azioni, i compratori sottoscrivono un secondo contratto riservato, che consente loro una “put option”: in qualsiasi momento possono rivendere le azioni alla banca al prezzo d’acquisto. Ne deriva che i 100 milioni incamerati da Hypo Bank, proprio perché potrebbero dover essere restituiti, non possono essere considerati un aumento di capitale e l’averli definiti tali nel bilancio costituisce un falso. I nuovi azionisti non solo non hanno corso alcun rischio, ma hanno anche beneficiato di un rendimento del 6,25% sul denaro versato, con un danno per la banca stimato in 8 milioni.

Fin dalle prime battute del nuovo processo si è capito che la materia era scottante e avrebbe riservato molte sorprese. Non è stato necessario attendere molto. La bomba è scoppiata già alla seconda udienza. A farla deflagrare è stato Josef Kircher, già direttore leasing del gruppo. Era stato lui a far sottoscrivere le azioni privilegiate agli “amici degli amici”, con quel rendimento straordinario che abbiamo detto e per giunta con la “put option”.

Nella prima udienza tutti gli imputati, Kircher compreso, si erano dichiarati innocenti. Ed ecco il colpo di scena alla seconda udienza. Josef Kircher chiede la parola. Dice di aver riflettuto a lungo e, modificando l’affermazione del giorno prima, si dichiara colpevole. Nel 2006 la banca aveva urgente bisogno di denaro, ma l’emissione di azioni con patto di riacquisto non poteva costituire un aumento di capitale. «Tutti sapevano che quelle azioni erano una truffa». Kircher intende chiaramente riferirsi agli ex dirigenti dalla banca. Ha deciso di vuotare il sacco e di inchiodarli alle loro responsabilità, perché probabilmente si è reso conto che gli ex colleghi stavano facendo di lui il capro espiatorio. Mentre «non io ero stato il cervello dell’operazione, ma Kulterer. Nella banca la parola di Kulterer era legge».

Kircher fornisce anche alcuni aspetti illuminanti circa il rapporto tra Kulterer e la vedova Flick, cui il marito ha lasciato un patrimonio di 6,5 miliardi. La ricca signora era quella che più di tutti aveva beneficiato della generosa operazione di Hypo Bank. Su 100 milioni di azioni privilegiate emesse, lei ne aveva acquistato personalmente per 13 milioni e per altri 25 milioni ne aveva fatto acquistare alla sua fondazione, di cui allora era presidente Wolfgang Kulterer, contemporaneamente anche direttore generale di Hypo Bank. Ma la vedova, pur nuotando nei suoi miliardi, come Paperon de Paperoni, non si era accontentata di un rendimento del 6,5% (eccezionale di questi tempi, soprattutto per un investimento senza rischi). Quel tasso di interesse – ha spiegato ai giudici Kircher – era parso «nicht adäquat», «non sufficiente». Per questa ragione Kulterer aveva voluto concedere alla madama e a tutta la dozzina di investitori un dividendo extra di 2,5 milioni.

Le parole di Kircher sono state in parte smentite già nel corso dell’udienza dagli altri imputati, ma il bello deve ancora venire. Perché abbia deciso di confessare è abbastanza evidente: se condannato, il suo mutato atteggiamento ridimensionerà la sanzione, che con tutta probabilità sarà soltanto pecuniaria e non detentiva.

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