«Ex Maddalena frenata da burocrazia e crisi»
Si fa prima coi mattoni che con le carte. Ha acquistato i terreni della ex Maddalena nel 2000, le “carte” per i quattro lotti (residenziale, commerciale, Ater e “housing sociale”) sono state completate nel 2010, 10 anni dopo. Nel frattempo è piombata la crisi, è scappato il gruppo commerciale che aveva opzionato l’area, l’”housing sociale” è drammaticamente fermo perché nessuno più finanzia operazioni immobiliari a basso reddito, e l’unico committente che si è ritrovato soldi in tasca è rimasto l’Ater (53 preziosi alloggi) e perciò Donato Riccesi ha ben pensato di invertire l’ordine dei lotti, anticipando questo. Una semplice decisione a tavolino? Ma nemmeno per idea. Le case sono quasi finite e potrebbero essere consegnate entro Natale, ma questa operazione che pure è di alta utilità sociale ha portato con sè una tale pila di nuove carte e nuovi procedimenti da durare quasi un altro anno intero. «L’ultimo passo burocratico è adesso concluso», dice Riccesi che considera quasi poca cosa, al confronto, l’infinita ulteriore serie di passaggi che il progetto dovrà ancora passare: giunta, circoscrizioni, commissione urbanistica, consiglio comunale...
«Pratiche ipertrofiche, infinite, inutili, non si possono chiedere integrazioni in continuo e tornare poi al punto di partenza come in un gioco dell’oca. Per fortuna la Regione ha semplificato permessi a costruire e procedure urbanistiche, ci sarà un termine massimo in cui ottenere risposte». Ma la storia di questo pezzo di ex Maddalena, pur contorta, merita di essere raccontata per capire come vanno (o meglio: non vanno) le cose.
La Riccesi dunque, avendo cambiato l’ordine dei lotti in quegli immensi 22 mila metri quadrati dell’ex ospedale acquistati dall’Azienda sanitaria, e cioé avendo deciso di realizzare il quarto per primo, quello dell’Ater sul lato di via Costalunga, si è vista chiedere la redazione di un nuovo piano particolareggiato. Il precedente era del 2005. Nel frattempo era entrata in vigore una nuova norma urbanistica, cui l’impresa aveva deciso di ottemperare nella fase di concessione edilizia (2007). Il piano è dunque passato per uno “screening” di Valutazione di impatto ambientale (Via), «più approfondita di una Valutazione ambientale strategica (Vas) - riepiloga Riccesi -, però poi si è dovuto verificare se la Vas fosse necessaria o no». Con la Via, la Regione ha dato alcune prescrizioni sulla viabilità interna al comprensorio. E la delibera comunale che certifica come il progetto abbia finalmente il via libera della Regione è corredata dalla “storia burocratica” dell’incartamento, più lenta appunto della costruzione delle case. La pratica è passata per l’Arpa, l’Azienda sanitaria, la Regione, la Soprintendenza, il Servizio ambiente del Comune. L’Arpa ha richiesto documenti su assetto territoriale, aree verdi, viabilità, flussi veicolari, aspetti acustici, vibrazioni, qualità dell’aria, opere di urbanizzazione, asseverazione geologica, e urbanistica, documentazione fotografica, rendering in 3D dei volumi, quadro economico, estratti tavolari, e catastali. Mesi e mesi. Alla fine, che sollievo, non occorre la Vas.
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