Ex Intendenza di finanza senza alcun pretendente
Dismesso da tempo l’edificio di largo Panfili è attualmente nell’orbita di Invitalia Da Roma confermano lo stallo. Investimenti in via della Zonta e via Machiavelli
Lasorte Trieste 26/01/16 - Largo Panfili, Palazzo Ex Intendenza di Finanza
In piazza Vittorio Veneto e dintorni, oltre all’interesse austriaco per l’immobile delle Ferrovie dello Stato, l’altra certezza è che Palazzo Galatti non finirà nel dimenticatoio generale come una delle tante mega strutture abbandonate e destinate a un inesorabile degrado. No, lo storico edificio resterà nelle disponibilità delle istituzioni locali. Sarà utilizzato dall’Unione territoriale intercomunale giuliana, cioè dal contenitore amministrativo partorito dalle riforme regionali. Negli uffici vuoti prenderanno posto i servizi sociali affidati alla gestione dell’Uti. «La delibera regionale di indirizzo – avverte comunque il commissario liquidatore della Provincia, Paolo Viola – non è ancora pronta. È stata adottata dalla giunta, ma deve passare il vaglio del Consiglio delle autonomie locali. Nel frattempo stiamo stipulando una convenzione tra la Provincia e l’Uti per consentire l’impiego di una parte degli ambienti per le attività di tipo socio-assistenziale. Gli impiegati che si occupano di edilizia scolastica, dipendenti dell’ex Provincia e transitati formalmente nel nuovo soggetto amministrativo, continuano invece a lavorare all’interno».
La sede, insomma, non si trasformerà in un palazzo fantasma. Discorso che non si può fare per un’altra costruzione che si trova a poche decine di metri di distanza, in largo Panfili: il palazzo ottocentesco che in passato ospitava la sede dell’Intendenza di Finanza. È dismesso da molti anni, così come da anni è interamente avvolto da impalcature e ponteggi. Ma non per un vero e proprio restyling, bensì per le opere di consolidamento e messa in sicurezza, oltre che per la bonifica dell’amianto di una parte del tetto e per la realizzazione di un sistema di impermeabilizzazione. La struttura appare come un tutt’uno con le Poste Centrali, anche se in realtà è costituita da due corpi distinti separati all’interno da un cortile centrale e da due laterali. Sul palazzone, su cui peraltro vige un vincolo monumentale della Soprintendenza, esiste un’ampia letteratura: è stato costruito alla fine del diciannovesimo secolo dall’architetto Friedrich Setz, e rientra tra i beni dello Stato. Nel corso degli anni è passato di mano in mano a diverse società specializzate nella compravendita di pezzi di pregio di pertinenza statale, in attesa di investimenti degni di nota. La Fintecna srl, braccio operativo del ministero del Tesoro, lo aveva messo all’asta nel 2008. Attualmente, invece, è di proprietà di Italia Turismo, che fa capo a Invitalia: «Nessuna novità – fa sapere da Roma un funzionario – non si è sbloccato nulla». Che ne sarà? Il Piano regolatore generale, che non prevede più in quel punto una zona destinata a servizi di interesse pubblico, ha assimilato l’area a quella del centro storico “primario”. Un aggiustamento che apre la strada a investimenti di tipo residenziale, alberghiero e commerciale. Questo, almeno, sulla carta. L’ex Intendenza di finanza si sviluppa su sei livelli. Ha conservato le sue originali caratteristiche, sia esterne che interne, con la presenza di scale monumentali, vasti saloni, arcate, balaustre a colonnine e statue. Il valore dovrebbe aggirarsi attorno ai 20 milioni di euro.
Ma la zona circostante ha già suscitato altri appetiti. «Effettivamente ci sono alcuni interessi da parte di società straniere, soprattutto austriache – conferma Stefano Nursi, presidente della Fiaip provinciale –, che hanno comprato altri palazzi di Borgo Teresiano. Ricordo, ad esempio, l’edificio di via della Zonta, ex Marchi Gomma. O l’ex Pertot, in via Machiavelli. Sono strutture in via di riqualificazione con l’obiettivo di farne costruzioni di tipo residenziale. È quindi vero, come ha detto pubblicamente il sindaco Roberto Dipiazza, che nell’ultimo periodo si è focalizzata l’attenzione sulla città da parte degli investitori esteri. Ristrutturano gli immobili e li rivendono, anche perché qui a Trieste trovare imprese locali che comprano strabili interi è molto difficile. Inevitabilmente gli immobili nel tempo perdono valore e diventano più appetibili per quel genere di business».
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