Ex eletti in rivolta contro i tagli ai vitalizi

L’Associazione nazionale dei consiglieri regionali mette in guardia Iacop: «Giù le mani da giusti e legittimi diritti acquisiti»
Un'immagine, datata 2008, del Consiglio regionale
Un'immagine, datata 2008, del Consiglio regionale

TRIESTE. «Resistere in giudizio ovunque». Di fronte a un attacco «a giusti e legittimi diritti acquisiti». Stefano Arturo Priolo, consigliere della Regione Calabria dal 1980 al 1985, assessore dal 1980 al 1983, dalla forestazione al commercio, da presidente del coordinamento nazionale delle associazioni di consiglieri ed ex consiglieri regionali delle Regioni manda un avvertimento a Franco Iacop: non osi partecipare all’assalto ai vitalizi.

In Fvg i beneficiari della pensione di Palazzo sono 213 (di cui 63 coniugi o eredi), pesano sul bilancio annuale 9 milioni, incassano un bonifico mensile che va dai 614 ai 6.437 euro mensili lordi (in 9 viaggiano oltre i 6mila euro, in 25 tra i 5 e i 6mila, in 13 tra i 4 e i 5mila, in 58 tra i 3 e i 4mila). L’associazione nazionale pensa anche a loro nella lettera di diffida inviata ai presidenti dei Consigli regionali (anche Iacop l’ha ricevuta due giorni fa), conseguenza dell’assemblea plenaria di fine ottobre, lì dove si è deciso all’unanimità «di rifiutare la logica dell’ordine del giorno» votato dalla Conferenza dei presidenti delle assemblea legislative, «nella parte che invita le Regioni a legiferare riducendo i vitalizi già in erogazione». Un rifiuto, si legge nel documento firmato da Priolo, «per ragioni di metodo e di merito». Secondo gli ex consiglieri, infatti, l’invito al taglio «è in palese ed evidente contrasto sia con il dettato della legge 213/2012» (che interviene in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali), «che chiaramente prescrive “fatti salvi i trattamenti già in erogazione”», «sia con sentenze emesse dalla Corte costituzionale che hanno dichiarato incostituzionali specifiche norme rivolte a tagliare i diritti acquisiti». L’altolà si estende alle Regioni (Lombardia e Molise) che sono già intervenute sul pregresso e all’ipotesi di ulteriore sforbiciata per chi cumula più di un assegno dalla politica.

Il dossier, comprensivo dei pareri espressi da diversi costituzionalisti, è stato consegnato per conoscenza anche al capo dello Stato, ai presidenti di Camera e Senato, al premier, al presidente della Corte costituzionale e ai presidenti della Conferenza delle Regioni e dei Consigli regionali. Nella documentazione rientra anche un ampio resoconto di quanto accaduto dal 2010 a oggi. È da quattro anni infatti che gli ex consiglieri hanno avviato «un’intensa attività di monitoraggio» e inviato «più documenti» contenenti «istanze di intervento per perequare i trattamenti». Ma, scrive ancora Priolo, «le richieste di colloquio sono state ignorate» e il primo incontro con il presidente della Conferenza dei presidenti dei Consigli Brega è stato possibile solo nel febbraio di quest’anno. Dopo di che, «perdurando l’assenza di rapporti positivi finalizzati alla soluzione del problema nell’interesse di tutti, abbiamo scritto a Brega e al presidente delle Regioni Chiamparino rendendoci disponibili a intese di riforma degli assegni vitalizi». Concretamente a «una temporanea misura di solidarietà, da finalizzare in maniera vincolante a obiettivi di carattere sociale».

Un’apertura che non avrebbe avuto riscontro. Le Regioni, «hanno risposto in maniera mediatica, con un comunicato stampa che riferisce l’approvazione di un ordine del giorno con il quale si proclama l’intenzione, per la prima volta nella storia, di tagliare gli assegni vitalizi in godimento». Un muro contro muro che gli ex non accettano: «Rispondendo a un clima mediatico torbido, che volutamente confonde i costi della democrazia con quelli della politica - afferma Priolo -, posizioni puramente demagogiche e includenti porteranno a maggiori costi per le Regioni e aprono la strada a un contenzioso giuridico che finirà per ricadere sulle amministrazioni che saranno chiamate in giudizio per avere assunto misure chiaramente illegittime e incostituzionali». Insomma, vietato attaccare quello che gli ex non considerano un privilegio ma «un istituto giuridico unicum specifico e particolare, comune in tutte le grandi democrazie occidentali».

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