Everest Bertoli abbandona Forza Italia e passa nelle fila della Lega

Il consigliere comunale si converte al Carroccio: «Una scelta tutta politica». Camber: «Non ci sorprende». Marini: «Il partito è privo di rotta e dirigenti»
Lasorte Trieste 16/07/13 - Sala Giunta, Gruppo Consiliare Forza Italia, Camber, Bertoli, Bucci
Lasorte Trieste 16/07/13 - Sala Giunta, Gruppo Consiliare Forza Italia, Camber, Bertoli, Bucci

TRIESTE Everest Bertoli il padano. Lo storico consigliere comunale e capogruppo del Pdl e di Forza Italia lo annuncerà oggi in una conferenza stampa assieme a Pierpaolo Roberti: è passato ufficialmente nei ranghi della Lega Nord, abbandonando le truppe berlusconiane.

È la conclusione di un piccolo dramma politico, la parabola di Bertoli, che riflette però un malessere generale che investe Forza Italia a Trieste, provata non da ultimo dallo spettacolo infelice della “scomunica” al presidente del Consiglio regionale morente, Ettore Romoli, da parte della coordinatrice Sandra Savino.



Bertoli non commenta le ragioni della sua scelta, salvo far sapere che si tratta di una svolta «tutta politica». Certo è che da tempo guardava di sottecchi il partito: l’arrivo della maggioranza di centrodestra in Comune lo vide privato del ruolo di capogruppo, che aveva avuto fino a quel momento. Nei mesi scorsi aveva cercato il riscatto con la corsa alle regionali, senza arrivare però a raggiungere un numero di preferenze sufficiente a ottenere uno scranno. Inoltre nel tempo il consigliere triestino ha coltivato posizioni vicine a quelle del Carroccio, presiedendo ad esempio la commissione dedicata al tema dell’accoglienza dei rifugiati.

Il capogruppo di Forza Italia Piero Camber (la rivalità tra i due è nota) si limita a un commento laconico: «Sapevamo che dopo gli ultimi risultati si stava distanziando dal partito, era solo questione di tempo». In effetti l’accelerazione di Bertoli, suppone qualcuno tra gli addetti ai lavori, è forse dettata anche dall’esigenza di salire sul Carroccio prima che altri forzisti in fuga decidano di farlo.

Un altro consigliere azzurro, l’istrocattolico Bruno Marini, coglie però il disagio espresso da Bertoli: «Non condivido assolutamente la sua scelta, pur rispettandola, e non passerei mai alla Lega. Però devo dire che lo capisco», esordisce.

L’esponente berlusconiano fa seguire parole durissime nei confronti della dirigenza locale: «Al netto dei problemi di carattere nazionale e regionale, penso che Forza Italia a Trieste sia ormai un partito senza guida, senza rotta, privo di organismi dirigenti - afferma -. Abbiamo una coordinatrice regionale, Sandra Savino, ma a Trieste abbiamo soltanto un vice coordinatore, Piero Tononi, che fa bene il suo lavoro ma non è legittimato con pieni poteri. Un vero coordinatore provinciale non è mai stato nominato».

Manca, prosegue l’affondo Marini, «sia la linea politica che la gestione del partito»: «Questo problema è risultato più chiaro che mai nel caso della nomina di Marina Monassi alla presidenza del collegio sindacale di Trieste trasporti». Il consigliere critica la scelta della ex presidente dell’Autorità portuale, vicina al senatore Giulio Camber, per l’incarico all’interno della società triestina: «Ho la massima stima di lei e l’ho sempre difesa. Tutti sappiamo che fra un anno andrà alla testa di Acegas, c’è un tacito accordo al riguardo, e io sono d’accordo. Però la sua nomina in Trieste trasporti è stata una forzatura, tanto più che non è stata decisa da nessuno. Quantomeno doveva passare dal gruppo consigliare, e invece nulla».

Certo è che i malumori tra i forzisti non si limitano alle persone nominate in questo articolo, e che l’emorragia nei confronti della strapotente Lega potrebbe continuare: «Spero che Everest non crei un effetto domino», conclude Marini. —


 

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