Evasione fiscale: sequestrati al ristoratore Savarese beni per 361mila euro

Secondo il pm Lucia Baldovin, il titolare della pizzeria “Peperino” di Trieste non ha pagato le tasse nel 2008 e nel 2009

Oltre 360mila euro. È questa la rilevante cifra in beni mobili e immobili che è stata sequestrata dal giudice Luigi Dainotti all’imprenditore Pietro Savarese, 51 anni, titolare e socio di numerose attività di ristorazione in città, a Udine e a Milano (la più famosa è la pizzeria “Peperino” di via Coroneo). Il provvedimento di sequestro per equivalente è stato emesso su richiesta del pm Lucia Baldovin e ha superato il vaglio del Tribunale del riesame al quale l’avvocato Raffaele Corrente, che assiste Savarese, si è rivolto.

La somma esattamente di 361mila 867 euro è stata “congelata” perché Savarese, secondo le indagini coordinate dal pm Lucia Baldovin non ha praticamente pagato le tasse nel 2008 e nel 2009. Ma anche perché - così è emerso dagli accertamenti della Finanza - ha occultato e distrutto la documentazione contabile relativa all’impresa Pass di cui era titolare.

In particolare il pm Baldovin contesta la mancata presentazione della denuncia dei redditi del 2008. Dichiarazione che - secondo la Finanza - non era certo da poco. Savarese dichiarava di non aver percepito alcun reddito in quell’anno mentre aveva guadagnato la cifra di 323mila 194 euro. Da qui un mancato pagamento dell’Irpef di 132mila euro. Lo stesso è accaduto anche l’anno successivo. Nessuna dichiarazione per il 2009 con un’omissione di imposta di altri 182mila 477 euro. E sempre per lo stesso anno è stata riscontrata anche un’altra mancata dichiarazione con un mancato pagamento di tasse per la somma di 47mila euro.

Ma c’è di più. Gli accertamenti della Guardia di finanza hanno evidenziato un altro reato. Quello della distruzione della documentazione contabile per evitare di lasciare prove, o meglio tracce di quella che per la Procura è una maxi evasione. In sostanza viene contestato all’imprenditore di aver fatto piazza pulita delle fatture emesse dalla ditta Pass di cui era titolare a favore del pastificio Valdigrano tra il 2006 e il 2009.

L’inchiesta del pm Lucia Baldovin ha avuto origine da un primo controllo fiscale sulla società Pikkius Srl nel quale Pietro Savarese ha ricoperto il ruolo di vicepresidente nel Consiglio di amministrazione. La verifica degli investigatori era poi stata estesa anche ai redditi personali di Savarese. Lo stesso aveva infatti dichiarato che i movimenti riscontrati sui conti correnti individuati dalla Guardia di finanza erano riferibili unicamente alla propria personale attività economica in qualità di imprenditore in particolare riferita all’intermediazione di generi alimentari che aveva un giro d’affari collegato a un indirizzo svizzero. Questa attività, secondo il pm Baldovin, è stata comunque soggetta agli obblighi contributivi previsti in Italia.

In questo senso le indagini hanno consentito di arrivare a un conto corrente intestato alla madre di Savarese, Carmela D’Auria. Tale conto corrente era stato utilizzato per accreditare proventi che avrebbero dovuto essere soggetti all’imposta personale sui redditi.

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